22ª tappa, Ayaviri-Sicuani 108 km

Sono partita in crisi. Crisi psico-fisica. Non andavo né di testa né di gambe.

La tappa era un pò un’incognita perché guardando la mappa vedevamo un picco di 4.500 m.s.l.m. ma non si riusciva a capire bene le distanze.

La strada è sempre nella vallata in cui scorre il famoso fiume Urubamba, abbiamo picchi innevati ai nostri lati.

Panorama stupendo, villaggi ovunque ed allevamenti di Lama, ne abbiamo trovato uno di Alpaca bianchi, saranno stati un centinaio, erano spettacolari.

Arrivati poco prima del picco previsto ci siamo fermati per la pioggia, fortuna vuole che abbiamo trovato una specie di bar/ristoro con una signora gentilissima che ci ha proposto il loro yogurt naturale.

Una tazza calda di caffè, yogurt fresco al naturale, vestizione da palombari e siamo ripartiti.

Quando sono arrivata in cima è stata una soddisfazione immensa perché avevo minacciato di fermarmi varie volte ma la consapevolezza che dopo il picco saremmo soltanto scesi mi ha dato la forza, così è stato.

Una discesa immensa, talmente lunga che abbiamo allungato la tappa prevista di altri 15 km per un totale di 108km di cui 30km di discesa pura.

Siamo tornati a 3.800 m.s.l.m., arrivati con il buio a Sicuani abbiamo trovato un Hospedaje carino ed un ristorantino niente male.

Ma, la parte migliore è stata stamattina, al nostro risveglio. Dopo 108 km ce la siamo presa con calma ed abbiamo fatto quello che ci piace di più: un giro al mercato.

Bellissimo ma sopratutto incredibilmente pulito!

Anche il reparto macelleria, che documentiamo con foto sotto, non aveva affatto cattivi odori. Era pieno di donne, la maggior parte molto anziane, con i propri fagotti aperti sul suolo ricchi di erbe, fiori, spezie e frutti tropicali.

L’odore predominante era quello della menta, foglie enormi che emanavano un odore buonissimo che si spargeva nell’aria coprendo, forse, l’odore del cibo.

Siamo andati ad esplorare anche il reparto dedicato a Pachamama.

Affascinante. Affascinantissimo.

Pieno di signore allegre che hanno risposto alle nostre domande curiose con gran simpatia.

La prima domanda è stata su alcune bottigliette, centinaia, con dentro liquidi colorati ed etichette con le indicazioni sul loro utilizzo.

Si tratta di unguenti profumati da utilizzare in modo diverso a seconda dell’obiettivo anzi dell’esigenza, c’è quello per avere più clienti nel proprio negozio, per avere più fortuna, per allontanare le invidie, per avere più figli, per proteggere la famiglia, per la salute e così via, praticamente per tutte le esigenze che una persona possa avere. Alcuni vanno sparsi per la casa, altri vanno versati addosso. Uno mi ha colpito in modo particolare perchè, come da etichetta, va sparso sul corpo durante la doccia mentre viene detta una Ave Maria. Mi ha colpito perché il connubio religione/superstizione è qualcosa di strano ma così attuale, così internazionale eppure espresso in ogni paese in modo diverso. Penso ai nostri cattolici napoletani con il corno rosso sempre in tasca o in borsa. Qui l’80% delle persone è cattolica ma rende grazie a Pachamama, nel dubbio un dono a Pachamama non si nega mai.

Dopo il reparto bottigliette siamo passati al reparto ‘doni’.

Una sequela infinita di feti di lama essiccati ed uccellini morti ma anche grasso di maiale, tutti doni che vengono dati a Pachamama sotterrandoli in casa, in giardino o nel proprio negozio, l’alternativa è bruciarli insieme a qualche pannocchia di granturco.

Ricco, un mercato ricco e pieno di sorrisi.

Dopo tanti chilometri, in giro per i continenti, di mercati ne abbiamo visti tanti e questo ci è piaciuto particolarmente. Sono convinta che sia dovuto anche alla simpatia delle persone e alla loro accoglienza.

Una delle cose più divertenti è assistere alle conversazioni di Filippo che attua alla perfezione la legge tutta italiana per cui per parlare spagnolo basta mettere la S in fondo ad ogni parola, l’accento sull’ultima sillaba e il gioco è fatto! Se, in più aggiungiamo quel fatto per cui, essendo fiorentino, gli viene l’accento strascicato su molte parole mi ritrovo davanti un Checcherini in forma smagliante, peccato per lui che invece delle ballerine di flamenco abbia sempre a che fare con delle simpatiche, ma poco accattivanti, signore sdentate.

Scherzi a parte. Dopo il giro al mercato ci siamo dedicati al pranzo.

Potevamo non mangiare un buon Chevice?

Accompagnato con zucca cotta, mais saltato e buonissima Manioca (cassava) fritta.

Il pranzo perfetto per affrontare la tappa verso Cusipata, 60 km da affrontare in poche ore pomeridiane.

Ci stiamo davvero meravigliando del fatto che questi posti non siano mai e poi mai nominati dalle guide sia cartacee che su web. Forse questa è la loro forza, forse solo cosi possono mantenersi autentici.

Il Perù ci piace, ci strapiace ed ogni cittadina che ci accoglie ci cattura per qualche ragione.

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