13ª tappa, Challapata-Oruro 120 km, Il CARNEVALE!

Dopo quella fatidica notte in cui non ho chiuso occhio, purtroppo, qualcosa è andato storto, io non stavo bene. Ma andiamo per gradi.

Credo che il problema sia stato quel buon formaggio che tanto avevamo reclamizzato ma che, molto probabilmente, mi ha “attaccato” senza ritegno. Il latte con cui lo hanno fatto probabilmente è rimasto crudo e, come ben sappiamo tutti, latte crudo+terzo mondo+fisico indebolito e stanco = Disastro!

Per uno come Filippo, che fin da piccolo ha bazzicato l’Africa con i suoi genitori, sviluppando anticorpi grossi quanto elefanti, aver mangiato quel formaggio è stato come aver mangiato un “formaggino belpaese” ma per me, con anticorpi occidentali e per niente elefantini, si è rivelato un disastro.

La partenza comunque non è stata malaccio, strada in piana e le gambe giravano e giravano. Dopo alcuni chilometri abbiamo dovuto lottare con sciami di insetti simili alle lucciole che si sfracellavano a mucchi su di noi, non scherzo, a mucchi. Non sappiamo il perché ma i milioni di insetti avevano deciso di girellare lungo la strada proprio mentre noi passavamo. Sembrava un film horror, piovevano insetti…menomale non erano rane!

Per km e km abbiamo pedalato non curanti…no, non è vero io molto curante mi sono tappata e vestita fino a coprire tutto il viso ed ho maledetto ogni insettucolo che mi si appiccicava addosso..comunque, più o meno non curanti siamo stati bravissimi ed abbiamo raggiunto Oruro nel primo pomeriggio.

Appena arrivati abbiamo percepito subito il clima di festa ma, l’unica cosa che volevamo era arrivare in una camera e sdraiarci, tutti e due molto provati e stanchi. Per me iniziava il declino ma lasciamo questo punto al prossimo articolo.

Abbiamo scoperto che il Carnevale in Bolivia è la Festa per eccellenza, la più attesa ed amata da tutti. Ogni città la festeggia in modi diversi ma Oruro è la città in cui viene dato il meglio.

Il giorno dopo, pur non essendo troppo in forma, ci siamo aggirati per le strade piene, brulicanti di gente. Abbiamo accidentalmente goduto della cosiddetta: “anata andina”.

Praticamente 190 distretti della Bolivia si presentano in città vestiti a festa (ovvero con i loro vestiti usuali di tutti i giorni) per un totale di circa 20.000 figuranti ed armati di strumenti tipici come flauti e tamburelli danno vita ad un corteo infinito che dura dalle 8 di mattina alle 8 di sera.

Ogni distretto ha più o meno colori differenti, cappelli, accessori, musiche o movenze diverse ma la cosa più incredibile è la continua, perenne ed instancabile processione dei figuranti. I più vecchi sono i più instancabili!!

Il segreto di tale resistenza?

Birra e coca!

Non la coca come intendiamo noi ma le foglie. Qui sono la normalità, dicono sia la miglior cura per l’altitudine.

Tutti, ma proprio tutti, masticano con veemenza foglie di coca continuamente e perennemente.

Creano una sorta di palla, un ammasso di foglie che viene lasciato nelle guance e lentamente gustato.

Ci siamo persi, nei colori, nelle varie cantilene (che alla fine diventavano un tuttuno), nelle strade rumorose, nelle urla e nelle risate dei vari gruppi di figuranti, nelle risate dei ragazzini e nelle miriadi di bancherelle che offrivano qualsiasi tipo di cibo, dolcetti e stuzzichini.

Da evidenziare lo “zonzo” una sorta di crocchetta di patata gigante con esterno croccante e interno patatoso e morbidoso, superbo!

Se questa è l’apertura del Carnevale, se questa è l’energia dei boliviani per quest’evento possiamo solo immaginare come sarà sabato e quante persone arriveranno per la parata mascherata.

Ci sono personaggi di ogni tipo, ci siamo divertiti ad osservare i loro atteggiamenti e comportamenti, tutti sorridono, tutti sono felici ma, sopratutto, tutto sembra molto tranquillo. Anche la polizia, che non manca certamente, risulta rilassata. Tutti hanno maniere gentili, i bambini scorrazzano in qua e la senza troppa apprensione dei genitori, entrano in mezzo ai figuranti e senza problemi ne escono. Si respira un’aria di confusione ma estremamente pacifica.

Si respira aria di festa realmente vissuta come tale, con semplicità e senza troppe pretese. Si percepisce la tentata gestione dei figuranti ma si vive la totale improvvisazione della maggior parte di loro.

Noi, per quanto iperattivi, ci siamo ritrovati sugli spalti, mangiando patatine ad osservare ed osservare instancabilmente tutto ciò che si muoveva energicamente attorno a noi.

Siamo andati ad esplorare la nuova funivia che porta dal centro alla cima di uno dei colli circondanti la città in cui si trova la statua gigante della Virgen del Socavón, venerata e amata da tutti, in onore della quale si apre il Carnevale ed ogni festa nazionale.

Dall’alto la vista è incredibile, il groviglio di case e di palazzi che si avvicendano, anche se la cosa più impressionante è la sensazione di abbandono.

Palazzi vuoti, costruiti per dimostrare sviluppo economico, per investire in qualcosa che poi nessuno è in grado, per ora, di terminare o semplicemente mantenere.

Non sappiamo se questa città vista con il clima di carnevale possa essere uguale ad un giorno qualsiasi. Chissà se avrebbe fatto lo stesso effetto, probabilmente no ma, per un giorno, ci siamo goduti un pò di sana festa e di confusione che da troppi giorni ormai ci mancavano.

La tentazione di vestirci come loro e masticando foglie di coca di introdurci nella processione è stata forte ma credo che saremmo stati troppo riconoscibili, Filippo troppo alto ed io troppo bianchiccia e riccia.

Qualche incursione l’abbiamo fatta,fugace, ed è stato divertente.

Così concludo, dicendo che forse Oruro non è una delle città più belle del mondo ma se doveste venire in Bolivia il suo Carnevale ve la farà amare.

Buenas noches guapos 😊

Claudia e Filippo

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