Angkor e disavventure fluviali

Diciamolo subito, Siemp Reap non ci ha fatto impazzire, potremmo soprannominarla: 1 dollar.
Qui in Cambogia coesistono dollari e Rial (moneta nazionale), 4.000 rial sono 1 dollaro. Dicono che lo stato non abbia soldi per produrre abbastanza soldi..
..noi diciamo che hanno capito come funziona il gioco del cambio.
Tutto costa 1 dollaro indistintamente e l’unica cosa conveniente è la birra alla spina. Ma, tanto, non ci siamo fermati per la cittá quanto per Angkor Wat. Cosi, nel pomeriggio abbiamo gironzolato tra strade affollate di turisti ed abbiamo deciso di andare a letto presto per fare la cosa forse più bella che si possa fare visitando questi templi: alzarsi alle 4 ed andare a vedere i templi all’alba.
Ci è sembrata da subito una roba pazzesca.
Abbiamo messo la sveglia alle 4:45 e deciso di andare in bicicletta.
Sembrava surreale, tutto buio, silenzioso, un vialone lungo 7 km ci separava da una delle mete più suggestive al mondo. Per un po abbiamo anche pensato di essere tra i pochi per poi rendersi conto, all’arrivo in biglietteria, di essere centinaia e centinaia.
Sembrava una corsa contro il tempo. Facce assonnate tutto intorno e centinaia di tuc tuc (moto-taxi) che correvano all’impazzata. Il sole sorge alle 6, tutti che correvano per prendere i posti migliori e non perdere quel momento magico.
Tutti in religioso silenzio, come per rispetto della notte.
Abbiamo fatto il biglietto e continuato sul viale alberato che conduce al complesso di Angkor Wat. Quest’ultimo è il piu grosso di tutto il complesso di Angkor, il più famoso. Circondato da un fossato artificiale enorme e da una foresta. Siamo entrati senza renderci bene conto della struttura ma solo intravedendo i contorni delle pietre che lo costituiscono. Poi, piano piano il sole ha iniziato a mostrarsi e lo spettacolo è stato incredibile. Quella palla rossa, ancora non troppo luminosa ma abbastanza da renderci chiaro lo spettacolo che stavamo osservando.
Siamo stati fermi, almeno un’ora, contemplando i vari colori del cielo, cornice di un tempio davvero spettacolare. Si parla di rovine, purtroppo, neanche tenute troppo bene, comunque impressionanti.
Ci siamo goduti tutto il complesso di Angkor in bicicletta. Abbiamo fatto almeno 30 km tra parchi, strutture khmer, rovine, mura e porte maestose.
Una full immersion nel mondo Kmher. Sarebbero tante le cose da dire, tanti i commenti da fare, sicuramente le foto che mettiamo non rendono giustizia alla grandiosità del luogo. Possiamo dire che lo immaginavamo più mistico che turistico, speravamo in un luogo più curato e più salvaguardato, ma resta comunque un luogo di grande significato per il paese ed un esempio di architettura unico nel suo genere.
Tornati all’ostello ci abbiamo messo 2 ore per recuperare le forze, la temperatura è di nuovo aumentata di pari passo con l’umiditá.
Le persone normali visitano il complesso di templi in 3/7 giorni, noi in bici abbiamo fatto tutto in un giorno.


Il giorno dopo siamo ripartiti e qui, signori e signore, vi stupiremo.
Abbiamo rivisto il nostro itinerario, per arrivare un giorno prima a Bangkok, ed abbiamo deciso di cambiare strada. Invece di andare verso ovest, andremo verso sud/ovest, questo però prevede il superamento di un lago enorme, il piu grande del paese, il lago Tonle Sap. Per l’appunto da Siem Reap partono battelli che fanno una specie di crociera sul lago per poi intrufolarsi nei canali fluviali che arrivano alla cittá di Battambang, la nostra nuova meta. Tra villaggi fluviali, palafitte, villaggi galleggianti e brezza piacevole antiafa, senza pensarci troppo abbiamo optato per l’esperienza ‘crociera’.
Sveglia presto e via verso il porticciolo da cui partono le imbarcazioni. Visto che anche ad Angkor abbiamo pedalato e ci siamo stancati abbiamo pensato di farci venire addirittura a prendere davanti alla guesthouse. Un servizio super!!
Ci svegliamo carichi e pimpanti alle 6 e scendiamo ad aspettare il bus, cosi come ci è
era stato detto.
Pronti, fieri, impettiti e carichi.
Bici pronte, colazione fatta, umore alle stelle.
A questo punto, da adesso in poi ( giocando con la storia delle colonne sonore) dovreste immaginare il mio racconto con la musichetta di Benny Hills.
Si, proprio quella, tra il comico ed il grottesco. Cosi potremmo definire la nostra giornata.
Ma torniamo al bus. Ore 7:30 (ora di partenza per il battello) nessun bus, noi fuori, pronti e con i sorrisi un po’ meno smaglianti. Ore 7:45 un piccolo tuc tuc, con a bordo un’altra turista, si ferma davanti a noi. Con molta tranquillità ci ha fatto salire e ci ha aiutato a sistemare le bici. Incastrati tra le borse, la turista malcapitata, e con le bici legate da fili di scarpe intrecciati tra loro, siamo partiti.
10 km di strada sterrata con il dubbio di non trovare piú il battello.
Se avessimo perso il battello avremmo perso un giorno per niente.
Ad un certo punto arriviamo ad una sorta di molo.
Una barca con sopra tanti turisti è lì, ferma, come ad aspettare..
..in effetti stava aspettando..
Un battello in legno, lungo una trentina di metri, con due panche sui lati, zeppo di turisti che aspettavano li sopra dalle 7!!
Abbiamo smontato le bici e caricato tutto sul retro e sul tetto della barca e ci siamo seduti. Credevamo di essere la causa del ritardo ma quando DOPO UN’ORA eravamo ancora attaccati al molo ci siamo rincuorati. Ci affacciamo e ci rendiamo conto che anche il tetto è stipato di gente, oltre che di borse, siamo partiti alle 9:15 e dal rumore del motore, dal bordo della barca a filo d’acqua e dall’espressione perplessa del comandante…abbiamo capito che sarebbe stata un giornata lunga.
Dicono che sia una esperienza da non perdere, SUGGESTIVO, lo è senz’alcun dubbio.
Sopratutto se affrontato nel periodo secco, quando il livello dei canali si abbassa mettendo in difficolta il passaggio delle barche piu grosse, come la nostra.
Partiti, tra facce perplesse, schizzi pari ad onde, il comandante fermo ogni pochi minuti per asciugarsi la faccia, francesi impazzite ed impaurite dagli oscillazioni del mezzo ed il rumore del motore lasciamo il canale del molo ed entriamo nel lago.
Acqua non invitante, dal color caffellatte. Proviamo tutti a rilassarci e ci fidiamo del comandante.
Gli animi si distendono e ci godiamo un paesaggio che in effetti non avremmo mai potuto vedere dalla strada. Palafitte e case galleggianti, ci rendiamo conto che la povertà è ad alti livelli, ben diversa dall’immagine che si ha intorno alle città principali.
Lasciamo il lago per entrare nel canale che arriverá a Battambang. Uno spettacolo incredibile. Il canale è ricoperto da una pianta infestante verde che galleggia a fior d’acqua. Uno spettacolo meraviglioso sopratutto quando ( colonna sonora di Benny Hills a tutto volume) la barca si trova davanti una prateria compatta ed inattraversabile. Scorgiamo un battello fermo, ci dicono essere li da 1 ora. La situazione si scalda, cosi come il motore che fa uno sforzo incredibile per far girare un’elica che di girare non ha alcuna intenzione. Il comandante si ferma. Qualche parola con il mozzo e noi con la sensazione, fondata, che quello sarebbe stato solo il primo degli intoppi. Nel grottesco tentativo di oltrepassare il muro verde, ci siamo goduti una situazione divertentissima. Ci abbiamo messo almeno mezz’ora per superare la zona infestata e riprendere il cammino.
Il canale ha iniziato a stringersi ed il fondale ad alzarsi. Le ore passavano e dopo 5 ore non eravamo neanche a metá percorso. Zombie abbrustoliti scendevano ogni tanto dal tetto per avere ombra o andare in bagno, ci siamo domandati se tutti sarebbero arrivati vivi o se avremmo trovato corpi carbonizzati attaccati alla mini balaustra di 20 cm, unico loro appiglio.


Ad un certo punto tutti eravamo consapevoli che gli intoppi sarebbero aumentati e cosi e stato. Ad un certo punto un rumore sordo, l’elica ferma tirata su a mano dal mozzo ed il comandante si tuffa in acqua. Uno in mutande e l’altro in jeans e camicia, hanno nuotato un po intorno alla barca per poi sparire e tornare su dopo qualche minuto con qualcosa..spingevano con tutte le forze un tronco enorme che ostruiva il passaggio (Questo vi da l’idea dell’altezza del fondale).
Una nuotata, due o tre sputacchi per non trattenere niente di quell’acqua melmosa e siamo ripartiti per fermarci di nuovo dopo pochi metri, per fermarci ancora ed ancora ed ancora per almeno un’ora, per fare meno di un km.
Gli animi iniziavano a scaldarsi, gli abbrustoliti del tetto ad ammassarsi,anche in piedi, sotto il tettino ed il comandante sempre piu sfinito.
Quando, dopo 7 ore, la barca si è fermata mettendoci 20 minuti per fare qualche metro con turisti scesi a spingere e turisti a spostarsi per fare contro peso, per aiutare nelle manovre di spostamento, abbiamo realizzato che ci avremmo messo altre 3-4 ore. Cosa potevamo fare secondo voi!??
Cambio di colonna sonora, immaginatene una grintosa ed iniziate a visualizzare noi, fieri e con i sorrisi smaglianti come la mattina, con una mappa in mano e la certezza che ci fosse una strada diretta alla citta, a pochi metri dal ciglio del canale..
..si…avete capito bene. Abbiamo fatto affiancare la barca il piu possibile, smontato le bici, sceso le borse e tra la felicita del gruppo, consapevole che piu leggeri avrebbero avuto meno intoppi, la felicita di un ciclista svizzero che si é unito per soddisfare la sua brama di pedalare e la nostra felicita di tornare al nostro mezzo preferito: SIAMO SCESI.
Cosi, nel niente, in uno stradello sterrato, ci siamo diretti a Battanbang. Uno spettacolo.
Piantagioni di fagiolini, la luce del sole giá calante e la sensazione di libertà nel cuore.
Padroni delle nostre gambe e dei nostri mezzi ci siamo scapicollati per 30 km tra sterrato ed asfaltato e ci siamo ripresi il nostro viaggiare su due ruote con tutti i suoi pregi.


Siamo stanchi e distrutti ma cosi felici ed orgogliosi della nostra avventurosa scesa nel fiume melmoso che anche il sapere che dopo il battello piu leggero di almeno 400 kg ha volato a pelo d’acqua, non ci ha scalfito minimamente.
Battambang forse l’abbiamo vista poco ma di sicuro la tappa fluviale e poi lo sterrato per arrivarci ci hanno reso felici.
Ci stiamo avviando al confine con la Thailandia e la voglia di scoprire e di mettersi alla prova aumenta giorno dopo giorno.
Domani l’ultima notte in Cambogia…pare che esistano delle colline in Cambogia!!! Ci stiamo dirigendo lá, per accertarne l’esistenza e provare il brivido di una lieve pendenza, di un minimo dislivello, dato che ultimamente viaggiamo con dislivello 0.
Abbiamo ancora nell’orecchio il rumore del motore del battello ma un gran sorriso stampato sulle labbra.
Buonanotte a tutti.

Claudia, Filippo e Simone.

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