Notte di magia prima della capitale..Kam Samnam- Phnom Penh 100 km / stop Phnom Penh

Vorrei poter avere il dono della musica e creare una canzone, una melodia che possa trasportarvi in pochi secondi nel turbinio di emozioni che viviamo nei nostri folli viaggi in bici, così da poterla ascoltare a distanza di anni e poter di nuovo riviverle tutte con la stessa intensità e con lo stesso fervore. Una colonna sonora personalizzata. Sarebbe senz’altro energica, mistica e travolgente. Mi piacerebbe, anche senza parole per poter lasciare liberi i pensieri. Sarebbe,forse, più facile trasportarvi nelle situazioni che ci capitano e farvi capire la magia dei momenti che arricchiscono la nostra esperienza.
Se potessi farvi ascoltare L’arrivo in Cambogia..è stato esattamente come lo immaginavamo, forse come lo sognavamo: difficile, stravolgente, rurale ed intrigante.

Guardando su google map avevamo visto che non c’erano case intorno al confine, per questo avevamo deciso di andare oltre di almeno 40 km fino alla prima cittadina, ed avevamo intuito che non avremmo trovato dove dormire. Lo sbaglio del posto di confine senza timbro ci è costato troppa fatica, troppi chilometri e troppo tempo per cui sono saltati tutti i programmi.

Chiaramente la cosa ci ha intrigato al massimo.
Come vi avevo accennato, siamo stati scortati da un picciotto in motorino fino all’improbabile ufficio visti, un chiosco semi abbandonato in mezzo ad un giardino lungo il fiume Mekong, quello che non ho detto è che per arrivarci abbiamo lasciato la strada principale asfaltata per addentrarci in una straducola lungo fiume sterrata. Una strada piccola ed immersa in una folta vegetazione. La vegetazione è cambiata d’un tratto, è più alta e piú folta. Le case sono in legno ed attaccate alla strada, spesso talmente tanto attaccate che sembra di attraversare le verande private. Alcune case invece si intravedono dalla strada, più nascoste e fatte a palafitta, probabilmente considerate più ricche. Abbiamo chiesto al funzionario se ci fosse un posto dove poter dormire ma la risposta negativa ci ha regalato ancora più gioia di quanto potesse regalare un sì. Finalmente campeggio.
Ci siamo messi subito a cercare, io e Filippo sembravamo entrati in un parco divertimenti a gareggiare per trovare un posto adatto, Simone aveva una espressione che non scorderemo mai, tra l’eccitato ed il preoccupato ma consapevole che stava per fare un’esperienza nuova ed indelebile.
Ci siamo resi conto subito che abbiamo di nuovo fatto un passo indietro nel tempo, come in Laos, nessuno parla inglese, gesti diversi ma tanti, tantissimi sorrisi.
In un caso del genere la cosa migliore è chiedere a qualcuno di poter mettere la tenda nel proprio giardino, una specie di ‘sicurezza’ in più, se bene non ci siano recinti.
Dopo vari tentativi Filippo scova una palafitta un pò infrattata con una macchina parcheggiata. Eccolo, il posto perfetto. Senza neanche insistere il capo famiglia sposta la macchina, chiama la famiglia a raccolta ed inizia a spazzare intorno alla palafitta per farci lo spiazzo pulito dover mettere la tenda. La nonna appollaiata sulle scale con un bebè, la figlia con tre bambine intorno, un vecchio con la mano fasciata ed un ragazzetto di circa 16 anni. Ecco che emerge Meng, una dolcissima bambina dagli occhi brillanti, una frangetta sbarazzina ed un fluentissimo inglese! Ci mostra la parentela, ci mostra il reparto bagno: una vasca d’acqua piovana o forse di fiume dotata di secchio, un wc. Qualche curioso si avvicina per vedere cosa succedesse. La solita scena che io e Filippo conosciamo bene ma che ogni volta ci sembra essere la prima. La cosa nuova e divertente è stato rivivere tutta l’emozione della ‘prima volta’ negli occhi di Simo. Abbiamo montato le tende velocemente, ci siamo ‘docciati’ , per così dire, e siamo andati a cercare un posto dove mangiare.

L’unico presente, un po strano ma pieno di persone. Un pò di carne su una brace piccola al centro tavola e dei tagliolini al burro, o margarina non sappiamo bene, degni di nota e degni dell’inventiva italiana. Ci avranno presi per matti, abbiamo usato la padella/griglia per sciogliere il burro ed invece che metterci la carne ci abbiamo messo i tagliolini (noodles fatti con pasta all’uovo). Una bontà.
Dopo pochi secondi siamo stati assaliti dalle zanzare, nessun pericolo ma sicuramente un gran fastidio. Tiriamo fuori l’autan e scopriamo che Simo ha portato una bomboletta vuota 👍🏻 scopriamo anche che non ha portato il materassino da tenda…
Mi rivolgo ad Elena, moglie di Simone, tu e solo tu starai scuotendo la testa, come ha fatto a sfuggirci la situazione tendistica!??? Passi il discorso autan ma perche gli abbiamo lasciato la gestione tenda!?
Li vedo gia nella mia mente Simone e Filippo:
S: ‘Ma che faccio lo porto il materassino?’
F:’Vien via o che lo porti a fare, qualcosa si troverà’
S:’Ma infatti dai, peso inutile’
F:’l’avventura è avventura’
La morale, Simone ha dormito in tenda sì, ma per terra. Avete idea di quanto sia scomodo dormire in tenda!? Aggiungete lo stare in terra e senza sacco a pelo. Follia.
Siamo andati a letto molto presto con la paura che Simone si trovasse troppo in difficoltà. Il buio è calato, il rumore delle zip che si chiudono, qualche fruscio intorno e le voci sussurranti della famiglia sulla palafitta sopra le nostre teste. Bisbigli incomprensibili, risate, brusii e fruscii poi il buio..il vento..qualche animale intorno a noi ed il sonno pesante. Ci siamo svegliati alle 5, ancora buio ma una canzone a tutto volume, una cantilena lenta, malinconica, ripetitiva ai nostri orecchi. Ancora non c’è luce ma la sveglia impone di alzarsi, una sveglia strana. Sentiamo la canzone, si accende una fievole luce nella palafitta, i legni di bambù sono talmente radi da vedere quasi attraverso, nessun brusio ma passi che nel buio si dirigono lentamente in bagno. La famiglia si sta svegliando e con loro anche noi. Le zip si aprono e le tamente inizia la giornata con quella cantilena tanto fastidiosa quanto attraente che ha dato inizio al viaggio in Cambogia. Meng, la bambina, in polposition con il suo pigiamino, tutti pronti a darci il buongiorno ed un piatto di strane pagnottine di riso per farci fare colazione. È stato bellissimo. Ogni sforzo di dare qualcosa come segno di ringraziamento è stato inutile. Tanti sorrisi, tanta ospitalitá e cortesia per il semplice gusto di fare qualcosa di buono. Ogni volta riviviamo tutto come se fosse la prima esperienza, ogni volta ci meravigliamo di ciò che ci viene dato che non si limita a cibo ed alloggio, va ben oltre.
I doni più belli sono i loro saluti imbarazzati alle nostre strette di mano ed i miei abbracci, i loro sorrisi felici e soddisfatti e la nostra felicitá andandocene pedalando in silenzio, forse con la cantilena nella mente ed i pensieri affollati di mille sentimenti.
Simone non lo abbiamo trovato bloccato, nè piegato in due ma sicuramente acciaccato, la soluzione pare sia pedalare👍🏻😊
Una strada strepitosa con palafitte altissime e mucche, tante mucche, enormi e bianche con collari fatti di campanellini e facce diverse.
I cambogiani hanno subito un influsso dall’India che si nota tantissimo nei loro lineamenti. Ecco perchè son tanto diversi dai Vietnamiti, visibilmente diversi. Più paffuti e con un colorito piú scuro e con dei sorrisi smaglianti , se bene spesso un pò sdentati. Complice la luce del mattino, la nostra energia e la nottata magica ci siamo goduti i primi chilometri come non mai.
Poi però, il caldo è arrivato, la stanchezza delle ultime tappe, il vento contro e tutto si è trasformato. La strada dopo i primi bellissimi 45 km si è fatta piu larga, trafficata e senza ombra. I chilometri sembravano non scorrere piú. Filippo ha bucato portandosi a quota 6 ed io sfiancata ho lasciato loro a riparare ed ho continuato a pedalare per non perdere il ritmo.
Pochi chilometri ed ho notato in lontananza tante bancarelle con dei mucchi neri indefiniti. Mi sono avvicinata ed ho distinto bene: scarafaggi, blatte e chi più ne ha piu ne metta. Ho continuato a pedalare pensando che non appena gli altri due mi avessero raggiunto avremmo discusso della cosa e valutato l’idea di provarli…questo per pochi secondi perché ho subito realizzato che si sarebbero fermati a provarli con la foga di un bambino..così è stato. Sono arrivati dietro di me dopo mezz’ora con aria trionfante, eccitati, brillanti e fieri per aver provato le prelibatezze cambogiane. Non ci volevo credere. Ma il meglio lo hanno raggiunto quando giunti in un posto dove abbiamo pranzato, lungo la strada, hanno preparato una scodella di riso in bianco e ci hanno rovesciato dentro il sacchetto che si erano portati dietro take away di insetti vari. Ripeto: riso in bianco e blatte, scarafaggi e chissà cos’altro.
Una fierezza incontrollabile per una delle cose più vomitevoli che possa esserci.
Io non ce la faccio, se sarà il cibo del futuro credo che avrò un futuro magrissimo.
La loro insistenza nello spacciarli per buoni mi lascia perplessa.
Stiamo andando verso zone famose per le prelibate ‘tarantole’ fritte…si prevedono stop culinari alternativi. (Sapeste in quel momento quanto avrei voluto un piatto di carbonara per lasciarli con il risotto di blatte).


E cosi, tra risotti di insetti, risate e pedalate stanche siamo arrivati a Phnom Penh. La capitale. L’entrata non è stata delle migliori, abbastanza strana, la periferia è del tutto assente. D’improvviso ci siamo trovati in cittá, una cittá grande ma a misura d’uomo. Disorientante per la presenza di vecchio e nuovo tutto insieme. Quartieri belli e brutti insieme. Girellando puoi trovarti in una strada che ricorda un film horror e poco dopo davanti ad un maestoso Palazzo in stile architettonico tipico degli Khmer, tanta gente, tanto degrado eppure bella e piena di begli scorci e strade tenute con cura. Un alternarsi caotico di situazioni diverse che non ti fanno capire bene quale sia l’impronta della città. Si capisce che nei secoli, l’influenza di troppi eventi, di troppe culture diverse ed entranti, hanno mutato i connotati della città innumerevoli volte.
Ci siamo fermati un giorno ed abbiamo visitato i lunghi viali lungo fiume, ci siamo dedicati alla storia della dinastia Khmer ed abbiamo visitato il Museo Tuol Sleng, ovvero la scuola che fu trasformata in luogo di distruzione, in cui migliaia sono stati uccisi e torturati senza pietà. Luogo che parla con le foto e con una macabra testimonianza auto creata dai carnefici stessi. Pensate che i sopravvissuti sono stati solo 12 ed erano artisti, fotografi o scrittori che in cambio della vita hanno dovuto riportare ciò che accadeva. I carnefici pensavano cosi di testimoniare la loro genialità, il loro operato. Atroce, pesante ma da vedere. Così come ad Ho Chi Minh ci siamo resi conto di quanto poco si conosca la realtà storica di queste terre e di quanto sia complessa. Ci siamo catapultati al mercato, come al solito, per recuperare lo spirito e poi abbiamo ceduto ad un pomeriggio di relax. Ci attende il nostro itinerario con tappe belle consistenti.


Ecco se la colonna sonora potesse partire adesso sarebbe rilassante ma energica e chiudendo gli occhi vi regalerebbe quella bellissima immagine di noi che camminiamo tra strade sconosciute per poi rilassarci in una piscina con il calar del sole..il profilo magico del Palazzo Reale..un cielo cangiante dal rosa all’azzurro..ecco poi la prima stella..la luna…

..buonanotte dalla Cambogia.

Claudia, Filippo e Simone

 

 

4 pensieri su “Notte di magia prima della capitale..Kam Samnam- Phnom Penh 100 km / stop Phnom Penh

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