Avevano ragione, i 100 km prima del confine e quelli dopo sono bellissimi. Diversi gli uni dagli altri. Prima del confine un sali scendi piacevole, con l’impressione di essere alti sul livello del mare ma con un paesaggio basso, poche colline, poche rocce e bellissime distese di piantagioni varie. Dopo il confine un promontorio spettacolare con rocce altissime e colline verdissime ricche di bananeti a perdita d’occhio.
La tappa verso il confine è stata molto sentita, un misto di ‘gloria’ per aver conquistato il Laos e la voglia di lasciarlo per voltare pagina. È strano, come l’anno passato con il Mozambico, sapevamo che avremmo avuto a che fare con un vero terzo mondo eppure ci ha preso in contropiede. Non lo immaginavamo così estremo, ed è stato il suo bello sia chiaro, ma ci ha messo a dura prova. Ci piace precisare che tra nord, centro e probabilmente sud del paese, ci sono differenze sostanziali. In primis il clima, dal freddo umido al nord al caldo umido del centro/sud. Dalle montagne con picchi altissimi alle pianure che più pianure non si può. La varietá del paesaggio è netta ed intrigante ma il nord ci ha senz’altro colpito di più.
Sì, la parte che più ci ha rapito è stata quella che ci ha messo più in difficoltá, fisicamente e mentalmente. Dal confine fino alla bellissima Luang Prabang.
Una grossa difficoltá, rispetto all’esperienze avute fino ad oggi è stato il linguaggio e l’impossibilitá di condividere pensieri con i laotiani..i laotiani…popolo strano. Timidi, introversi, chiusi quanto disponibili ad aiutarti. Sorridenti ed accoglienti quanto diffidenti e decisi a NON volerti capire, non interessarsi allo sconosciuto. Ci è dispiaciuto non riuscire ad entrare di più nelle loro vite, nei loro pensieri, nelle loro risate ma, probabilmente, é naturale così e proveremo a portarci via il meglio di ciò che incondizionatamente ci hanno dato. Inutile dirvi che, più o meno, abbiamo salutato tutti e dico tutti i bambini laotiani che non si sono mai risparmiati nel salutarci e ci hanno fatto compagnia con i loro ‘Sabadee’ (ciao in laotiano) che a volte era più un ‘sabdi’ o anche ‘badii’ o anche ‘monning’ . Bambini laotiani: SALUTATI.
L’ultimo villaggio laotiano che abbiamo visitato é stato Xepon. Raso al suolo dalla guerra. Si vedono ovunque i crateri delle bombe e l’unico muro di un tempio, restato in piedi, pieno di fori dei proiettili. Luogo triste, mistico, che non lascia indifferenti.
Confine vicino, caldo allucinante, sorriso vittorioso in volto, pronti a rientrare in Vietnam per dedicarsi ad un paese che abbiamo appena assaggiato all’inizio e che si prospetta altrettanto interessante quanto intrigante.
L’arrivo al confine è stato eccitante come ogni arrivo al confine ma ci scappa da ridere al pensiero di noi, affamati che arrivati a Lao Bao (prima cittá vietnamita) abbiamo cercato un locale dove su internet dicono faccia…PIZZA. Ci siamo avviati a piedi armati di google maps, tripadvisor ed una fame di qualcosa di diverso assurda ed ingestibile. Che ve lo dico a fare, la ricerca è stata rovinosa e ci ha solo fatto perdere tempo prima di rifinire sul solito pollo grigliato con riso saltato in padella alle verdure.
🙂 per un attimo l’euforia aveva preso il sopravvento, tipo miraggio, tipo oasi nel deserto. Due bischeri, due grulli del villaggio in cerca di cibo europeo..sul confine tra Vietnam e Laos..
la direzione è verso est, verso il mare e ci siamo svegliati presto per iniziare la corsa alla costa. Ve lo dico, lo ammetto, lo sbandiero giornata di crisi. Forse l’arrivo, l’adrenalina, i km nelle gambe, lo stress da chilometraggio eccessivo (forzato), il fisico ancor indebolito da giornate di gastrite/diarrea/vomito, l’eccitazione per la riuscita insomma, tutto di un colpo ci siamo riscoperti in una giornata no.
i km non scorrevano, le gambe non giravano, l’umore sotto terra. Abbiamo fatto come quando un coach fa la ‘riunione’ negli spogliatoi. Bici sul ciglio della strada e noi due a scaricare la tensione, a sfogare dubbi e dolori. Direte voi, ma siete in vacanza che stress avete!? Avete ragione, piena ragione ma a volte lo sforzo fisico, le rinunce e l’adrenalina miste alla passione possono fare da pentola a pressione che se non viene controllata esplode. L’abbiamo controllata. Ammetto, inoltre, che forse io ero quella più in crisi dei due, un pochino più in difficoltá, sempre spavalda e invece..la resettata ci voleva..abbiamo fatto il punto della situazione, una chiaccherata che forse andava fatta prima di salire in sella e magicamente siamo ripartiti.
Magicamente come in una squadra siamo risaliti in sella, concentrati, convinti e siamo arrivati in men che non si dica a Dong Ha. È incredibile la nostra testa ed il potere che ha sul nostro fisico.
Adesso siamo davvero pronti all’avventura Vietnam. Adesso siamo pronti a spingere le nostre biciclette con gambe piu fresche, stomaci rattoppati alla grande e tanta voglia di…….PIZZA! Domani a Hue pare ci sia un ristorante italiano e quello signori…quello é il nostro vero obiettivo.
siamo sicuri che domani le gambe ecccccooooomeeeee gireranno 😊
Salutissimi
Claudia e Filippo