Come in altre occasioni, ecco l’insegnamento di turno: mai, ripeto MAI sbeffeggiare le pallotte di carne delle zuppe laotiane.
Mi sono permessa di sbeffeggiare le pallotte di carne non identificata tanto stimate da Filippo, ho addirittura dato a loro la colpa dello star male di Filippo..errore imperdonabile. Sono stata punita con la stessa pena.
Probabilmente era un virus e ce lo siamo passato. Non entro nei particolari degli effetti collaterali, ve li risparmio.
Tutto è comiciato quando siamo arrivati a Vieng Kam, un Filippo in ripresa ed una Claudia un pò Stanca ma i km scorrevano ed abbiamo raggiunto con più o meno facilitá l’obiettivo. Appena arrivati abbiamo fatto due calcoli e scoperto che Ang lor cave (grotte più lunghe di tutta l’Asia) si trovavano a soli 83 km. Dato che il fisico di Filippo e le mie gambe necessitavano di riposo abbiamo pensato: lasciamo le bici qui, prendiamo un bus e andiamo a vedere le grotte. Detto fatto, in 5 minuti eravamo fuori a cercare un bus e con molta “fortuna” lo abbiamo trovato.
L’ultimo bus della giornata, un due piani degli anni 60, piani bassi adibiti a vano oggetti, piani alti adibiti alle persone.
Siamo saliti e con poche forze ci siamo seduti soddisfatti e compiacenti della scelta e del mezzo..fino a quando..il bus é partito..
Ci abbiamo impiegato 3 ore e mezza per fare 83 km e non per strada impraticabile.
Quel bus era l’ultimo della giornata e faceva le consegne, di qualsiasi tipo. Abbiamo visto consegnare moto, pacchi di ogni dimensione e perfino soldi, pensate la fiducia di queste persone. Funziona così, il bus passa a velocitá moooooolto limitata e suona ad ogni occasione per annunciare ai villaggi il suo arrivo ,oppure, si ferma nel niente e te pensi: perchè? Poi, vedi spuntare qualcuno dai campi, correndo, attesa di qualche minuto, qualche scambio merce o qualche consegna e via si riparte. Un viaggio mistico. Lunghissimo e sballonzolante.La consolazione? Il solito paesaggio mozzafiato.
Ad un certo punto, passata una zona collinare, si è aperta una vallata enorme, tutta coltivata in maniera lineare ed ordinata con verdure verdi a foglia larga e sui lati della vallata montagne rocciose a picco, enormi, nere, maestose, affascinanti e noi lì nell’unica striscia di strada che si snoda nella valle. L’unica pecca della serata è stato il mio completo abbattimento totale dovuto alla maledizione delle pallotte..per il resto bellissimo.
Dopo una nottata da incubo, la mattina con molta,molta, moltissima forza d’animo ci siamo comunque diretti alle famose grotte, voglio dire dopo una nottata del genere il minimo è trovare consolazione nel raggiungimento dell’obiettivo.
Fantastiche!! Arrivati,un simpatico laotiano ci ha infilato un giubbotto di salvataggio, messo una pila in testa e con parole incomprensibili ci ha fatto capire di seguirlo. Ci siamo trovati all’entrata di una grotta enorme, con un’acqua verde/azzurra limpidissima ed in men che non si dica eravamo seduti su una ‘long tail boat’ (barchetta che scivola a pelo d’acqua, lunga e stretta come una coda). Nel buio più totale. Buio, freddo e tutto intorno solo il rimbombo lieve del motore della barca e dell’acqua intorno a noi. Stallattiti, stalagmiti, grotte buie, passaggi stretti, rapide, 8 km di grotte. Affascinantissimo.
Ìl laotiano ci ha fatto scendere varie volte per salire delle rapide, ci guardavamo con aria sorpresa noi due con i piedi a mollo in una grotta enorme ed un laotiano che a gesti ci faceva capire cosa fare, dove andare e come muoversi. Pur stando male, la cosa é stata troppo divertente. Ma, ancora più affascinante é stato l’arrivo dall’altro lato, dopo 8 km di buio la luce! Un verde abbagliante, piante semi immerse, rocce nere incombenti, il caldo improvviso del sole, indimenticabile.
Sì, nonostante le nostre condizioni, abbiamo senza dubbio approfittato di un’occasione che non capita tutti i giorni e ne siamo felici. Siamo tornati alle biciclette la sera stessa..con un minibus..sinceramente non ricordo niente del viaggio che ho fatto semidormiente, con la forza di un moscerino sul lato passeggero ma Filippo ha senza dubbio goduto di una sosta con un bellissimo punto di vista. Anche in questa occasione si conferma l’idea per cui andare in bicicletta in zone collinari o montuose sia faticoso ma, dopo il mare che resta il nostro preferito, restano le zone più emozionanti; la pianura permette di arrivare prima, di sfrecciare in velocitá e ,chissá , qualche altro pregio potrei trovarlo ma limita il punto di vista che, a noi, risulta fondamentale.
La tappa di oggi per me è stata rovinosa, Virus 1 Vs Claudia 0
dopo 40 km ho abbandonato il gioco ed in preda a quella sensazione di rinuncia che affligge i giocatori di un qualsiasi sport, ho posato la bici e preso un passaggio, non ce la facevo e pedalare era straziante. Pazienza. Ne ho di km per recuperare!! E poi forse, mi sono persa 60 km su una strada piana, trafficata, recupererò senz’altro i km persi così come la salute.
Il leone Filippo invece, è riuscito ad arrivare ed anche velocemente. Ed eccoci a Thakhek dove, abbiamo conosciuto due signori di mezza eta tedeschi che stanno andando nella nostra direzione e con i quali abbiamo ammirato un tramonto SPETTACOLARE sulle sponde del Mekong River. Un sole rosso fuoco, nitido, pulito, senza nubi se non rade, un clima perfetto, una bella compagnia, stomaco meno in subbuglio, un bel sorriso ed eccoci a parlare gia della tappa di domani. Ci aspettano 100 km ma questa volta lungo il fiume, dopodiche gireremo nettamente verso est, passeremo in 3 giorni il confine e torneremo in Vietnam. Direzione costa est!!!
Siamo pronti per avvistare il mare. 😊
Claudia e Filippo