Vientiane..conquistata!!
93 km per arrivare cotti ma eccitati nella capitale del Laos.
Non ce la immaginavamo affatto.
Ci siamo svegliati alle 6 per sfruttare il fresco ed abbiamo pedalato a più non posso per 93 km tra sterrato rosso e asfalto liscio.
Inizialmente entrando in questa città abbiamo imboccato una strada seminuova lunghissima, un ‘dirizzone’ enorme che verso la fine si apre in modo solenne, con palazzi enormi e statue dorate degli imperatori più significativi. Finisce con una rotonda con un dong della pace come ‘welcome’ ed un Arco alle spalle, simil Arco di Trionfo (si percepisce già l’influenza francese) ed eccoci in città.
Si chiama Patuxai o volgarmente “pista verticale” perché fu costruito negli anni ’60, nel periodo pre-rivoluzionario, con il cemento donato dagli americani per costruire un aeroporto.
Entrando abbiamo subito percepito il caos cittadino ed un pò, ogni tanto, ci piace. Il caos, macchine ovunque, motorini e noi con le nostre biciclette arroganti e sprezzanti diretti a trovare il centro e posare le bici trionfanti.
Siamo arrivati lungo le sponde del Mekong, eccolo di nuovo, che accompagna il profilo della città separandola dal confine Thailandese ( sull’altra sponda) e ci siamo sistemati in un albergo tanto semplice quanto perfetto: vista Mekong!
Lungo il fiume c’è una bellissima passeggiata, larga, cementata, piena zeppa di bancarelle del mercato, street food, sportivi che organizzano aerobica di gruppo, biker, runner, è pieno di gente!!
Ma non solo turisti anche tanti laotiani, il che ci piace. Infondo questa città è la più popolosa del Laos, la capitale, la sede di tutto per secoli.
Purtroppo si percepisce da subito la ‘ricostruzione’, è un pò un paese maledetto questo Laos (A nostro modesto parere), tormentato per secoli dalle invasioni di vietnamiti, birmani, cinesi, e siamesi. Un leggero spiraglio nel 1805 quando i siamesi nominarono imperatore un laotiano Chao Anou, educato (aveva studiato a Bangkok), che finanziando i templi si fece ben volere dalla popolazione ma che finì rovinosamente, costretto a fuggire, al minimo tentativo di conquista dell’indipendenza laotiana. Fu distrutto tutto. Ricostruito poi durante la rivendicazione francese e successivamente aiutata dai rimborsi post-bellici degli Stati Uniti. Arrivata a rifiorire ha poi subito una rinascita ‘popolare’ con le rivolte degli anni ’60 in cui aveva conquistato una certa ‘libertà’ caduta nuovamente a causa della nascita del Pathet Lao, regime comunista nato nel nord sul confine vietnamita (ricordate le grotte dove si nascosero i rivoluzionari di tale gruppo).
E cosi poi fino agli anni ’90. Il paese adesso è un Paese “democratico”.
Talmente democratico che esiste solo un partito: RDPL ‘Repubblica Democratica Popolare Laos’ …crediamo manchi qualcosa a questa sigla ma lasciamo perdere.
Le ultime notizie del partito che ultimamente tentava un’opposizione pare si sia sciolto a seguito di un incidente aereo in cui tutti i rappresentanti hanno perso la vita.
Lasciamo a voi le riflessioni.
Considerate che tutt’oggi i ministri vanno in Vietnam e Cina a tenere lezioni di leninismo-marxismo.
Lasciate le informazioni generali, vi raccontiamo di questa capitale.
Si percepisce tanto il fatto che sia stato distrutto tutto in effetti il luogo che ci ha colpito di più é il Wat Si Saket, voluto dal suddetto imperatore Chao. Un luogo non restaurato che porta i segni del tempo ma autentico. Meno autentico il decantato Wat Si Wang, tanto luccicante quanto esageratamente turistico. Turisti laotiani che vanno a pregare, portano offerte ai monaci ma vedere la cassaforte accanto all’altare dei Buddha e continue bancarelle che vendono alberi con soldi attaccati e uccellini in minuscole gabbie, ci pare poco mistico.
Abbiamo camminato tantissimo, ci siamo intrufolati nel mercato locale, probabilmente unica cosa rimasta autentica in cittá.
Notiamo poca tradizione, poca atmosfera, niente a che vedere con la spettacolare Luang Prabang. No, non ci entusiasma questa capitale. Ci piace il contorno, la strada per arrivarci é stata bellissima, ma la città deludente.
Fortunatamente ci aspetta tutta la parte centrale del Laos, immersa in Parchi Naturali e aree protette, villaggi rurali e strade panoramiche, questo non ci deluderà.
Quindi domani sveglia all’alba e partiamo per una tappa interessante, ci fermeremo al parco dei Buddha e poi verso un paese famoso per i suoi artigiani. Staremo a vedere.
Come si deduce… siamo giá in smania da ‘sella’.
Il brutto del viaggiare in bici è che ti da talmente tanto durante la pedalata che è difficile poi accontentarsi. Quella smania di emozione che ti da la natura intorno a te, i rumori, gli odori e la fatica, l’adrenalina dell’ignoto su dove arriverai e cosa troverai é talmente coinvolgente che non è facile poi trovare una simile soddisfazione in altro.
Cosa ci ha entusiasmato oggi?!
Il Museo, anzi, il COPE ovvero il centro che si occupa di riabilitazione per i mutilati dalle mine antiuomo e dalle bombe inesplose.
Si, é stato toccante, immagini, video e reperti che ti riportano l’anima ad esperienze terribili. Testimonianze recenti di persone che pagano tutt’oggi per le tonnellate di bombe sganciate su tutto il territorio.
Abbiamo visto un documentario di 15 minuti che ci ha coinvolto in maniera incredibile, lasciandoci un senso di tristezza che raramente si prova guardando delle semplici immagini. Le bombe sganciate sul Laos creano tutt’oggi molti morti e feriti, tra mine antiuomo e bombe inesplose. Si parla di tonnellate e tonnellate che vengono cercate giornalmente e che si trovano anche in luoghi in cui magari i contadini passano giornalmente senza vederle perché semi sotterrate con il tempo. Terribile. Un flagello . Gli aerei americani che non avevano finito le bombe in Vietnam, prima di fare ritorno alle basi sganciavano in Laos tutte quelle rimaste a bordo, troppo rischioso atterrare carichi! Più facile sganciare tutto così, senza un ordine, senza un obiettivo, senza motivo (per quanto possa esisterne uno), senza nessuna coscienza senza ritegno..follia..vergogna..abbiamo provato vergogna per loro.
Questa è stata la cosa piu brutta ma toccante di questa cittá la cui storia è tropp ‘semplice’ quanto tormentata perché regali bellezze architettoniche o ‘eleganze ricercate’.
Il Laos é così. Luan Prabang gode di un fascino dovuto alla protezione avuta dai francesi che ne hanno impedito la rovina, Vientiane non ha avuto lo stesso trattamento.
Ci piace sperare che non si lascino travolgere dalla smania di modernità e che provino a risollevarsi forti delle loro poche ma profonde tradizioni.
Buona giornata a tutti voi 😄
Claudia e Filippo