Kasi – Tha Heua 82km/Tha Heua – Thalat 74 km


In direzione Vientiane, la capitale.
Abbiamo passato la famosa Vang Vieng e raggiunto Thalat.Due tappe ben diverse e particolari.
La prima non ci ha per niente soddisfatto, o meglio, l’arrivo era previsto a Vang Vieng ma la cittá ci ha talmente deluso che abbiamo tirato avanti altri 24 km.
Ci era stato detto che questa città fosse famosa negli anni ’90 quando molti laotiani, spinti dalla voglia di emergere, aprirono numerosi ristoranti/palafitta sul fiume Nam Song, costruirono guesthouse ed avviarono attività di arrampicata, tubing (discesa del fiume sopra le camere d’aria dei camion) e chi più ne ha più ne metta. Purtroppo è diventato un luogo di drogati, sì di drogati. Un turismo low low cost e poco sano. Hanno iniziato a circolare usanze poco salutari e, dopo che le stime raggiunsero i 25 morti di media l’anno per affogamento da ubriachezza, la polizia é intervenuta drasticamente chiudendo attività su attività. Ormai, però, il nome della cittá è sprofondato nel baratro così come la sua bellezza e la sua potenziale attrattiva.
Una città sporca, senza attrattive storiche, con un fiume marrone sul quale galleggiano vecchi gommoni con qualche fricchettone (avremmo libri da dedicare al genere) che finge l’emozione.
Ci siamo fermati per ‘provare’, abbiamo pranzato su una palafitta ma circondati da pochi turisti, tanta immondezza e in più senza un bel panorama.
Forse è un luogo per giovanissimi e noi ormai non lo siamo, forse l’abbiamo presa di petto e travisata comunque a noi non è piaciuta.
A tal punto che sotto il sole cocente ci siamo fatti 24 km in più per raggiungere una laguna dove abbiamo trovato una specie di campeggio che risollevasse le aspettative deluse da Vang Vieng.
Una cena scarsa per andare a dormire velocemente e partire il prima possibile la mattina dopo lasciandoci quel posto alle spalle.
Così nel pomeriggio abbiamo raggiunto Thalat, una piccola cittadina su un altro fiume Nam Lik, bellissimo!
Un verde/azzurro fantastico, in piena, tortuoso, diretto al lago Nam Ngum (famoso per una diga che alimenta una ventrale che produce energia per tutto il Laos centro/meridionale.
Abbiamo deviato dalla strada principale perché, studiando un po le mappe, ci sembrava più interessante, meno traffico e forse più realtà laotiana e meno bus turistici.
Siamo eccitati all’idea di arrivare a Vientiane.
Ci sembrava cosi lontana quando eravamo tra i monti, lo era! 😁
Ci sono volute salite notevoli per raggiungerla ed abbiamo bisogno di riposare le gambe. Si trova sul confine con la Thailandia e da lì andremo verso sud seguendo il confine, lungo un fiume. Praticamente resteremo in Laos ma dall’altro lato del fiume vedremo già territorio thailandese.
Nella cittadina in cui dormiremo stanotte siamo ritornati nei ranghi, laotiani sorridenti, atmosfera piacevole e sfiziosi spiedini con cui bloccare la fame bestiale che avevamo all’arrivo.
La strada di oggi è stata ancora diversa, cambiano paesaggi continuamente, adesso sembrerebbe una piana vera e propria ma abbiamo avuto molti saliscendi con bananeti a perdita d’occhio e poi dopo risaie verdissime, enormi.

 

Direi che tirando le somme della giornata la nostra esperienza significativa del giorno è stata l’assaggio dell’uovo..
…ok..
non adatto ai più sensibili, tantomeno ai vegetariani.
Eravamo fermi ad un ‘bar’, più simile ad un garage, con un tavolo e due birre.
Siamo stati invitati, con la solita cordialità laotiana, relax, due chiacchiere in una incompleta incomprensione di linguaggi e gesti, due semi da sgranocchiare, una pepsi, tutto sembrava tranquillo fino all’arrivo di lui…lui..così tenero e sorridente, con il suo cappellino vietnamita in testa, in sella alla sua bicicletta..un vecchino bellissimo.

La folla si é scaldata, gli animi rifioriti e tutti gli sono andati incontro.
Abbiamo pensato: pizza!!gelati!?bomboloni alla crema!!?ciambelle??coccoli stracciatella e prosciutto crudo!!??
Cosa mai surriscalda cosi tanto la folla..qualsiasi cosa sia, lo vogliamo anche noi.

Ed è con fare rovinoso, che ci siamo trattenuti dal vomitare alla vista di uova.
Mi spiego meglio.
Non uova sode, ne fresche. Uova vicino alla schiusa, con il pulcino quasi formato del tutto, ma ancora avvolto nella ‘placenta’.
Un viscidoso, semisodo, già munito di forma, ‘pulcino ingusciato’

Lo so, state inorridendo, lo abbiamo fatto anche noi che, per non mancare di rispetto, abbiamo dovuto anche assaggiare.
La descrizione del conseguente sputacchiamento all’assaggio ve lo risparmio.

Beh oggi chiudiamo con questa immagine disgustosa e sputacchiante.
Troppo facile parlare sempre di cose sensazionali😀

Quindi ricordate, quando vedrete un vietnamita in Laos, in bicicletta, con una folla acclamante ed una sacca piena di uova bianche, scappate!

img_5112

Domani raggiungeremo la capitale felici e cotti dal sole vi salutiamo così con la bocca ancora storta al pensiero dell’uovo ma un pensiero felice riguardo allo spettacolo che ci attende nella tappa di domani.

Buona notte a tutti voi

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