Continuando a salire nel Laos.. Viengxay -Saleuy Waterfall 63 km/ Saleuy Waterfall – Phoulao 56 km / Phoulao – Muang Hiam 59 km (4.000 metri dislivello)

Si dorme in vetta!!
Alla faccia di chi si immagina l’Asia un luogo caldo e umido, noi ci siamo comprati una felpa con pelo e ci “godiamo” l’aria fredda dei 1.400 metri.

Tre tappe, tre volte vette da 1.300, 1.400, 1.500. Ogni volta siamo scesi per poi risalire del tutto. Una prova durissima.
Un continuo arrampicamento su pendenze assurde, circondati da nebbia e pioggia.
Abbiamo deciso di dimenticare la fatica degli ultimi giorni perché ci aspetta ancora la parte più dura.
Ci concentriamo invece sul Laos. Un paese che fin dai primi km dopo il confine ci é sembrato diverso dal limitrofo Vietnam e che si conferma tale, tappa dopo tappa.
La cosa ci sembra tanto strana perché se guardate la mappa i due stati sono complementari, si estendono da nord a sud come un unico blocco diviso da una linea verticale centrale.
La prima grande differenza é il paesaggio, decisamente più montuoso, caratterizzato da vette che toccano i 1.800m intorno alle città principali. Delle distese verdi a perdita d’occhio da cui qua e là spunta qualche tetto in legno o senti il muggito di allevamenti sperduti o vedi qualche segnale di fumo che si alza nel cielo. Poche strade, poche persone, pochissime macchine. Questo ci obbliga a tirar dritto il più possibile per trovare un posto dove dormire o accamparci o semplicemente dove mangiare. Ben diverso dall’affolato Vietnam.
La seconda grande differenza é la cultura. Si percepisce uno scalino, molto alto, tra vietnamiti e laotiani. Eppure, hanno collaborato, hanno e tutt’ora sono legati da aiuti economici e politici, durante la guerra molti sono sconfinati per andare nelle scuole vietnamite, ma lo scalino si percepisce sotto ogni aspetto.
La vita è del tutto rurale, le case sono palafitte, le scuole sono molto molto poche e la maggior parte dei bambini la troviamo lungo le strade. In Vietnam avevamo notato il gran numero di scuole e l’assenza di bambini a bighellonare lungo le strade. Si vede, ed abbiamo toccato con mano, che le case sono ancora abbastanza ‘primitive’ ed anche che l’approccio con gli stranieri è molto più timido.
Sono tutti sorridenti, tutti pacifici e tutti gioviali ma ci scontriamo con una difficoltà di linguaggio non solo parlato ma anche gestuale! I gesti che a noi sembrano banali qui sembrano essere del tutto incomorensibili.


Già in Vietnam avevamo tentato il tutto per tutto tra gesti, inglese, vietnamita letto sulla guida ed italiano, nei momenti di disperazione. Qui, siamo in difficoltà.
Ora di pranzo.
Fame malefica.Capanne in lontananza.Due signore affacciate ad una porta.Ci sorridono. Facciamo il gesto del mangiare. Ci sbeffeggiano. Insistiamo.
Emettono un suono pari ad un grugnito ed alzano la testa.
Voi..cosa avreste capito? Noi assolutamente niente.
Riproviamo in stile “Gioca jouer”, ne stiamo diventando campioni!
Beh, lei non ha capito fino a quando non ci siamo seduti prepotentemente nell’unico tavolo nelle vicinanze ed abbiamo recitato la scenetta del mangiare con le mani che vanno dal piatto alla bocca.
Risultato: un Altro grugnito. Più forte del precedente. Più profondo.

Ha capito! Appare un uomo, piccolo, dalle unghie nere ma dal bel sorriso e si presenta in men che non si dica con una piattata di riso freddo appallato. Perfetto. Capito cosa volevamo la grugnitrice si è trasformata in ristoratrice perfetta. Sardine in scatola, riso appallato con tanto di caffe istantaneo finale. Paghiamo e ripartiamo.
Ma, per farvi capire meglio, il massimo dell’esempio..la padrona di casa di ieri notte.

Immaginate la fatica, il freddo, le gambe distrutte, l’adrenalina a mille, l’estasi da arrivo e lei, eccola capiamo subito che potrá aiutarci. Lei si, lei ha lo sguardo vispo.
Una signora pacioccona, dalle guanciotte tonde, cappello a cuffietta di lana, occhi piccoli profondi e neri, grembiule sopra il piumino, pantaloni del pigiama, calzini e ciabatta. Seduta ad un banchino davanti ad un negozietto con una cucina dietro. Ci guardiamo con sguardo d’intesa, siamo pronti al Gioca Jouer.
Entriamo trionfanti e stanchi morti ed indichiamo alla signora il gesto del “dormire” ripetendo la parola lentamente, in italiano ed inglese la signora ci guarda e sorride, ha capito!!?? Si volta, non grugnisce ma se ne va. Non ha capito.
Ignorati, completamente, riproviamo, mimiamo il dormire addirittura sbadigliando, Ancora nessun grugnito, si mette a ridere (probabilmente di noi) e di nuovo si volta e se ne va.
Un uomo, non identificato , ci fa cenno di salire. Entriamo nella palafitta dietro al banchino al quale era seduta la signora, capiamo che ha due camere in affitto. Ci infiliamo le borse, scegliamo dove dormire e ci facciamo la doccia. Nel dubbio che abbia capito che dormiremo li, nel dubbio che quelle stanze siano davvero in affitto.
La doccia consisteva in secchiate di acqua gelida, potevamo capire se c’erano altre possibilita?

Scendiamo e facciamo il segno del mangiare, proviamo anche a tradurre, ad utilizzare i gesti utilizzati a pranzo..niente.
Ogni volta che proviamo la signora si volta e se ne va.
Prendiamo in qua e là gli ingredienti e gli mostriamo cosa poterci cucinare. Si mette ai fornelli.

Sembra facile, non lo é! Ma per ora risulta divertente.
L’unica cosa da fare é arrangiarsi tanto, comunque,  te lo permettono. È fantastico, faticoso ma fantastico. Ti lasciano fare cio che vuoi, senza troppe storie.
Si percepisce una loro semplicità nei loro rapporti che non ha alcuna negatività, questo aspetto é bello, piacevole. Speriamo che negli anni,andando avanti, progredendo lo mantengano.

Sulle vette abbiamo trovato tanti villaggi, sperduti nel niente, abbiamo visto una realtà che non avevamo mai visto.
Una realtá difficile, abbiamo notato  più persone bighellonare tra le vie dei villaggi, più bambini girellare tra le viuzze delle foreste, meno scuole e meno persone a lavorare. Pare che qui si dedichino molto alla coltivazione periodica. Mentre in Vietnam producono e producono continuamente, qui producono in certi periodi per poi fermarsi completamente e riprendere piu avanti.
L’unico lavoro che non smettono mai é quello di filare i telai. Sotto ad ogni palafitta le donne lavorano i tessuti, ad ogni etá. Abbiamo visto meno varietá di paesaggio ma abbiamo visto la vera vita rurale del Laos e ne vedremo ancora per parecchi km, fino al raggiungimento di Luang Prabang.
È strano, è bello, è diverso, è il Laos.

Vi diamo la buonanotte da una cittadina dove siamo riusciti a mangiare verdure cotte e senza doverle mimare ma per chiudere vi diciamo che la pacioccona, la signora, alla quale avevamo fatto vedere cosa cucinare ovvero: Noodles – verdure – uova da fare in padella.
nonostante il cenno di semi comprensione ci ha portato:
Acqua, spaghetti di fagioli ( trasparenti) due uova in camicia e palle grigie non identificate..

D’altra parte non aveva emesso alcun tipo di grugnito..dovevamo aspettarcelo.

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Notte a tutti cari amici
Sabadì (unica parola che conosciamo..ciao) 😄

Un pensiero su “Continuando a salire nel Laos.. Viengxay -Saleuy Waterfall 63 km/ Saleuy Waterfall – Phoulao 56 km / Phoulao – Muang Hiam 59 km (4.000 metri dislivello)

  1. Ciao viaggiatori !!!!

    mi sembra che sia tutto meraviglioso ,
    io ce la farò a seguirvi un po’ meglio dopo il Pitti e recupererò leggendo meglio.
    Intanto vi faccio tanti tanti auguri anche per l’anno nuovo !!!!!
    Bravi ,, baci

    Manola

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