Prima di tutto: Buone Feste a tutti!
Il nostro Natale è stato incentrato su passare il confine per entrare in Laos. Eravamo preoccupati per il tempo, ed avevamo ragione. È stata la tappa fisicamente piú difficile in generale rispetto ai nostri vari viaggi.
Da dove abbiamo dormito alla dogana c’erano pochi metri e la dogana ci ha trattenuto forse, ripeto forse, 15 minuti per poi farci entrare con gran sorrisi e tanta curiositá. Polizia cordiale e sorridente, un solo problema: nessuno parla inglese. Ma la gestualitá italiana è l’aiuto perfetto.
Partiti, pochi metri ed ecco la nuvolona che ci segue ormai da chilometri, pioggerella fine e sottile ma perenne. Continuiamo con salite su salite, pendenze del 10% e freddo, tanto freddo.
Il panorama è cambiato improvvisamente, tutto intorno solo montagne rocciose e verde, tanto verde, fitto e abbarbicato su rocce grigie e frastagliate. Poche persone incrociate, poche abitazioni. Qualche informazione generale: Il Laos ha pochissimi abitanti, circa 7 milioni per una superficie di 240.000 kmq (l’Italia è circa 300.000 kmq), la densitá è di circa 25 persone per kmq. Il niente!
Montagne su montagne, case rurali e pochissime persone in movimento. Poche auto e “molti” motorini che sostituiscono le biciclette.La lingua ufficiale é il Lao ed i soldi sono kip, 10.000 equivalgono ad 1 euro.
È arrivata la vera avvenutura, è arrivato quel momento in cui pedaliamo consapevoli che può accadere qualsiasi cosa e nell’80% delle possibilitá la possiamo risolvere nella maniera più assurda ed improvvisata che ci sia. Qual momento in cui entusiasmo, paura, follia, felicitá, preoccupazione si uniscono per dare vita ad una strana e magica energia.
Passano le prime salite, continua la pioggia, il freddo aumenta, l’altimetria anche, ci ritroviamo in pochi chilometri a più di 800 metri, non abbiamo piú linea quindi non possiamo controllare le altimetrie su web, possiamo solo pedalare ed andare avanti.
Saliamo e saliamo ma il freddo aumenta e noi siamo fradici. Siamo ad un bivio: fermarci o Continuare?
Dunque, nel caso in cui decidessimo di fermarci, dove? Inoltre, fermarsi vuol dire infreddolirsi bagnati e senza cibo, significa non poter ripartire.
Quindi, continuare il più possibile fino ad un punto in cui non si possa piú fare a meno di cambiarci i vestiti per il freddo..presa questa decisione é iniziata la tortura. Poco dopo aver deciso, la pioggia è aumentata e dietro ad una grossa curva la strada si è impennata per una salita interminabile di almeno 3 km con una pendenza che in alcuni punti ha toccato il 20%. Impossibile. Infattibile.
Abbiamo spinto il più possibile ma tutto ha un limite, siamo scesi ed abbiamo spinto. Ci abbiamo messo un’eternitá. Arrivati in cima, a 1000 metri di altezza, abbiamo buttato le bici sul ciglio della strada e ci siamo completamente spogliati e cambiati per poi metterci il giubbotto ed affrontare la discesa.
Eravamo realmente infreddoliti e al primo villaggio ci siamo fiondati dentro una capanna.
Fiondati é la parola giusta e “bonariamente aggressivi/disperati” è la definizione giusta. Due folli. Io mi domando se abitassi a piano terra, ed improvvisamente due tipi, vestiti strani, entrassero in giardino con due bici, le appoggiassero maldestramente al mio motorino e si fiondassero in casa senza chiedere permesso ed in maniera concitata iniziassero a gesticolare portandosi la mano alla bocca o allo stomaco e parlando in una lingua sconosciuta: come reagirei?? Voi, come reagireste di primo acchito?
Beh, non lo so, ma le persone di quella capanna devono aver provato tanta pena perchè in un batter d’occhio ci hanno portato due panchetti, ci hanno dato riso in bianco, un miscuglio di pesce di fiume con sughetto piccante, due sardine in scatola e si sono seduti al tavolo con noi a mangiare. Sembravamo due sfollati che non vedevano cibo da anni, avevamo una fame ed un freddo assurdi.
E se i due tipi, immaginando sempre a parti inverse, iniziassero a cambiarsi in salotto per mettersi qualcosa di caldo?
Beh, continuo con un non lo so ma loro senza scomporsi ci hanno steso una stuoia accanto al nonno ( che abbiamo scoperto fosse lì fin dall’inizio) che era disteso in terra sotto un copertone, dormiente.
Due cuscini , l’invito a riposarci la mamma che ci copre dolcemente con un copertone di lana ed é così che abbiamo iniziato la nostra pennichella. Accanto al nonno. In terra. Il rumore della pioggia sulle lamiere del tetto. Il rumore del telaio a mano. I parlottii dei bambini curiosi intorno alla casa. Un momento indimenticabile. Accoccolati sotto un copertone in attesa che la tempesta passasse. Quando ci siamo svegliati ci siamo accorti che il nonno si era appollaiato accanto a noi ed aveva acceso un televisore, la mamma si stava cambiando vicino a noi ed il babbo stava girellando in attesa di nostri segni di vita.
Ci siamo alzati ed abbiamo provato a conoscerli, erano dolcissimi, ci hanno mostrato il telaio, come funziona, ci hanno fatto domande ed abbiamo cercato di imparare qualche parola tramite il dizionarietto di laotiano. Li abbiamo ringraziati, non avrebbero voluto niente ma ci sembrava troppo andarcene così alla fine é stato il nostro pranzo di Natale!! Un bellissimo, dolcissimo e rifocillantissimo pranzo.
Li abbiamo salutati e siamo ripartiti ma poco dopo di nuovo pioggia, di nuovo salite. Abbiamo spinto fino all’obiettivo e ce l’abbiamo fatta.
Arrivati a Viengxay abbiamo cercato un posto per mangiare e dormire, tolto il fango da bici e borse siamo cascati in un sonno profondo, profondissimo. La decisione é stata immediata, prima ancora di dormire avevamo giá deciso che avremmo fatto un giorno di stop ed arrivati a stasera possiamo dire di aver fatto la scelta migliore.
Prima di tutto perchè il freddo é aumentato, la pioggia é stata incessante, gambe e schiena distrutte ma sopratutto ci sono le visite alle Grotte!!
Questo posto sperduto fu utilizzato come rifugio durante le guerre di Indocina, per tutto il XX secolo questo paese è stato massacrato dai bombardamenti. É stato scenario di una guerra segreta condotta dagli americani, nel 1963 molti politici del paese si rifugiarono in queste grotte per cui la maggior parte di questi villaggi venne bombardata senza che questi ultimi capissero niente. Non sapevano chi li stesse bombardando né tanto meno perché.
Quando i leader politici iniziarono a rifugiarsi, all’interno delle grotte ricrearono interi villaggi, si dice ci fossero almeno 23.000 persone rifugiate. Fu proprio all’interno di queste grotte che si consolido il movimento del “pathet lao”, movimento rivoluzionario che riuniva leader del Laos ma anche del Vietnam settentrionale e di altri paesi ed etnie limitrofe, amiche.
Siamo entrati nelle cave con una inaspettata audioguida in inglese che raccoglieva testimonianze di chi ha vissuto quei momenti e che racconta la quotidianità di quei momenti. Nove anni di bombardamenti, di vita svolta all’interno di grotte buie, umide, senza possibilitá di uscire nelle ore diurne. Un popolo che ha sofferto la fame ma ha continuato a credere nei propri leader che hanno vissuto con loro nelle grotte, professando ideali di aiuto reciproco, fratellanza e che hanno sempre creduto nell’istruzione. Sentire le loro voci parlare di quei momenti e veder in contemporanea i luoghi da loro descritti é stato toccante. Abbiamo visto i crateri delle bombe sui quali gli stessi leader si sono preoccupati di piantare nuovi alberi e fiori. C’é un’aria solenne in questo posto che sembra dimenticato dal mondo ma che sorride e racconta qualcosa che in pochi sanno o saprebbero affrontare con tale tenacia.
Una guerra segreta, un paese segreto eppure nessuno porta segni di distruzione anzi, tutti credono in ciò che hanno e potranno avere.
Sì, sembrerá retorico ma ogni tanto apprendere da queste situazioni ti apre a riflessioni che spesso accantoniamo.
Dopo questo intenso pomeriggio, ci possiamo permettere di affrontare di nuovo la strada. Ci aspetta la parte più dura del viaggio, sappiamo di essere nel punto più arduo ma questo è il bello del nostro viaggio.
Domani come sará? Domani che tempo fará? Domani chi incontreremo?
Domani riusciremo ad avere i vestiti asciutti? Domani troveremo qualche simil caffe per fare colazione?
Troppe domande…intanto dormiamo..poi pedaliamo..poi vi diremo 😄🎅🏻🎅🏻🎅🏻
Claudia e Filippo