Volo Quelimane-Nampula / Nampula-Namialo-90 km / Deviazione per stop a Ilha de Mozambique

Eh si, la natura ha vinto.
Il volo, inevitabile, per fortuna ci lascia a Nampula, città che da itinerario avremmo incontrato in 4 tappe.
Come tutte le cose, che sembrano banali e facili nel nostro paese, anche prendere un aereo in Africa, diventa un’impresa ma divertente.
Dobbiamo arrivare, fare il check in, portare le bici nel reparto cargo ed imballarle ma, sopratutto, assicurarci che le carichino sul nostro aereo ( la cosa non é cosi scontata).
Davanti al check in ci sono una ventina di valige incelofanate, in “coda” ma nessuno intorno.
Ci mettiamo in coda, smontiamo le borse.
Claudia resta in fila, Filippo va in bicicletta fuori a cercare il servizio cargo.
La prima scena che si apre a Claudia é con un militare panciuto che intima di spostare la bicicletta, forse in cerca di una mazzetta, ma dopo qualche frase intimidatoria , chiaramente fuori luogo, alla risposta di Claudia “non ho intenzione di spostare ne la mia bici me le mie valige” ecco che il militare fa spalluccia e torna a sedersi.
Fin troppo facile.
Filippo intanto ha trovato il servizio cargo ed insieme a due sconosciuti che sono apparsi dal niente con cartoni e nailon per imballaggi, sono pronti ad impacchettare tutto offrendo un servizio a loro detta “ufficiale” “obbligatorio”, inizia l’imballaggio.
Il check in intanto si é popolato ed i possessori delle valige in coda si manifestano con tutto il loro essere africani, divertentissimo.
Tra donne in pareo, bambini rantolanti tra le gambe dei presenti, chi urla al telefono, chi urla per farsi sentire, chi litiga per il posto in fila, chi si sdraia per riposare, chi va dal militare panciuto per saltare la fila, chi urla tanto per urlare, ecco che arriva Meldina, l’hostess del check in, il delirio!
La fila diventa un unico blocco di persone attaccate al bancone, la metá non ha il biglietto ma cercherà di salire sull’aereo in tutti i modi.
Claudia riesce a posizionare le valige sulla bilancia, togliendo quelle della famiglia davanti a lei che le ha posizionate ma senza avere i biglietti, nel frattempo una signora sta cercando di fare il check in senza avere il passaporto, per non parlare dell’uomo portoghese accompagnato da due ragazze africane che vuole tentare di imbarcarle pur avendo riservato per “angelica” ed avendo con se una certa “jessi”, qualcosa non torna, un altro ha troppi chili con se ma si rifiuta di sfare la valigia e prova a corrompere Meldina, un altro reclama il suo posto in fila ma, il gagliardetto lo vince in assoluto l’uomo elegantissimo che si fa spazio urlando ed imponendosi,malamente e fisicamente, sulla signora con biglietto in mano ma senza un passaporto, ed arrivato al bancone mostra fiero il biglietto a Meldina che con un sorriso da Oscar lo mette di fronte alla dura realta: il suo volo partira tra tre giorni.
Aveva letto male la data, una tragedia.
Insomma un gran marasma ma il check in viene fatto.
Filippo ha impacchettato tutto, smontato le biciclette per l’ennesima volta, leva, metti, svita e avvita tutto perfetto, ormai meccanico comprovato.
Ecco arrivare Filippo circondato da 4 persone che chiedono una cifra esorbitante chi per aver fornito cartoni raccattati dalla spazzatura, chi per aver fornito aiuto e chi per…tanto per..
La cifra la stabilisce Filippo, qualche parola in portoghese ed il gioco e fatto: 3 euro e tutti sono felici, il gruppo si dilegua.
Morale, per farvi capire, siamo entrati in aeroporto alle 7.45 e siamo entrati al Gate alle 10.15, l’aereo partiva alle 10:40.
Sempre per farvi capire, il totale passeggeri era di circa 40 persone ed era l’unico volo in partenza da un aeroporto grande quanto una stanza.
Partiamo, 40 minuti ed arriviamo a Nampula.
Il tempo in volo lo dedichiamo all’indignato speciale.
Si, siamo indignati.
Concedetecelo.
Guardando dall’aereo ci rendiamo conto di quanto sia disastrosa la situazione alluvione, ettari ed ettari, chilometri su chilometri di terra sommersa da metri di acqua.
Sono ormai tre giorni che è successo il disastro ma nessuno ne parla.
In televisione hanno passato la notizia solo in mattinata, per cinque minuti, sapete perche?
Perche c’e stata l’investitura ufficiale del Presidente unica cosa a cui tutti devono dare attenzione.
Tutti, in pompa magna, si sono occupati dell’ ufficialita nessuno si é minimamente preoccupato dei 400 mila sfollati, del fatto che metá paese sia senza luce e che non ci siano vie di comunicazione possibili tra nord e sud.
Abbiamo chiamato i nostri amici italiani conosciuti a Vilanculos, non sapevano niente.!!!!!
Come se il nostro Po straripasse e buttasse giu tutti i ponti e tutti i pali elettrici e nessuno ne parlasse! (Tolto probabilmente i leghisti che si affaccenderebbero per organizzare eventi e feste epocali).Ridicolo. Assurdo. Inquietante. Avvilente.
Forse perché lo abbiamo visto e vissuto, ci indigna di più resta il fatto che non sia una cosa facilmente accettabile.
Di solito siamo ironici e sarcastici sul modo di fare africano, lo accettiamo e ne cerchiamo il meglio, in questo caso l’indignazione é l’unico sentimento possibile e, pensando a quando in Italia ci lamentiamo a seguito di eventi come questo, più o meno banalmente ci viene di sentirci fortunati e di rivalutare la nostra protezione civile.
Lasciate queste storie noiose, ma che nascono spontanee, eccoci a Nampula!
Scendiamo, montiamo le biciclette e saliti in sella ci dirigiamo verso il centro citta.
Dall’alto avevamo capito che sarebbe stata interessante, una piana con degli spettacolari massi granitici che si ergono in qua e la senza preavviso.
Dei picchi di roccia che dal niente movimentano il paesaggio, bellissimo.
La citta appare mossa, ondulata e piena di gente.
Ci aggiriamo e ci godiamo finalmente lo street food, con chapati (una piadina di farina non lievitata) , frittelle e pane caldo appena sfornato.
Un giro al mercato dove compriamo una zanzariera da letto, sicuramente rubata all’ospedale, qualche compera in qua e la ed eccoci pronti alla notte a lume di candela in un alberghetto, ovviamente senza luce ma con i secchi d’acqua per docciarci (diventati una chicca da fortunati).
La mattina arriva, calda e torrida, la voglia di partire in bici é tantissima!
E quindi svegliati dal sole e dal caldo alle 7 siamo gia pedalanti verso Namialo.
Ci aspettano 90 km, siamo carichi.
Il viaggio in mezzo ai massi granitici é bellissimo, si chiamano inselberg e raggiungono anche 1000 metri di altezza, appaiono maestosi ed imponenti con pendii erosi dal tempo che appaiono levigati come dall’acqua.
Arriviamo a Namialo in poche ore, caldo torrido e gola secca.
Scopriamo che purtroppo Namialo é semplicemente un incrocio dove non c’é granché se non qualche bottega e qualche magazzino.
Ma siamo fortunati, fuori itinerario, ad altri 90 km c’é Ilha de Moçambique..
..tentazione irresistibile.
Ci butta fuori percorso, vero, ma possiamo non approfittare?
Prendiamo il primo passaggio e ci buttiamo in direzione mare, i primi 50 km in auto, i secondi 50 avvinghiati e legati sopra un tir ed eccoci a Ilha de Mozambique..i primi chilometri e gia capiamo che il posto ci piacera.
Il sole sta calando si alza il vento da est ed un’atmosfera mistica ci trasporta tra le piccole vie che appaiono incantate su quest’isola che ha una storia tanto importante quanto apparentemente fatiscente..intrigante..

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