Partiamo mattinieri alla scoperta della capitale del Mozambico. L’atmosfera ci piace, una capitale africana tranquilla, gente sorridente e disponibile, il contrasto con i vecchi palazzi portoghesi e le moderne obrobrietà, un clima piacevole e l’oceano che segue il contorno della città.
Inforchiamo le bici e andiamo diretti al mercado do peixe, dove ci compriamo un red snapper, 2 gamberoni enormi e calamari, per poi farceli cucinare nel ristorante vicino, qua funziona cosi!
Sazi di pesce, finalmente, ci mettiamo in cerca di un saldatore per il portapacchi di Albert ( bici di Filippo ) , cerca, cerca, cerca, solo saldatori di ferro! Il portapacchi è di alluminio e serve una saldatrice particolare, è sabato, e fino a lunedì i meccanici con questa saldatrice son chiusi.
Tornando in ostello passiamo dalla vecchia stazione ferroviaria, vecchio ricordo portoghese, in disuso, e dalla piazza principale con la statua di un enorme generale, colui che si è ripreso l’indipendenza dai portoghesi.
L’atmosfera di questa città ci piace molto, il potenziale sarebbe enorme, ma l’alone di abbandono che la domina è unico.
Arrivati in ostello abbiamo un dilemma: aspettare lunedi l’apertura del saldatore e perdere 2 giorni, o provare a consolidare la riparazione con fascette e fil di ferro?
Secondo voi?
La curiosità di scoprire questo tanto atteso Mozambico ci sovrasta, e quindi vai di fil di ferro sperando di trovare saldatori più a nord!
Andiamo a dormire
Sveglia non prestissimo, ci vestiamo, e non resistiamo a fare un altro giretto per Maputo. Ci perdiamo nei vicoli, viali pieni di acacie in fiore e a metà mattinata si parte!
Il Garmin ci consiglia una strada per uscire da Maputo, Derek di Durban ce ne consigliò un’altra.
Scegliamo quella del Garmin e ci troviamo così:
Al di fuori della strada principale, la EN 1, le strade sono, diciamo, sommerse di sabbia.
20 km di strada mezza asfalto e mezza sabbia, con 35 gradi, in periferia di Maputo, esperienza mistica.
Finalmente conquistiamo la EN 1 già stravolti, con ancora 70 km da fare.
Ma arriva l’Africa. Si, gli odori, le vedute sconfinate, infinite, la gente che saluta, magico!
Stanchi, molto stanchi, finalmente arriviamo a Manicha.