Come detto, confinati due giorni causa pioggia fitta, ma poi il sole é spuntato, e noi siamo “sconfinati” per posizionarci pianta stabile in spiaggia!!
Una meraviglia, con la pioggia non avevamo affatto percepito come fosse Ponta Douro né tanto meno come fossero i mozambicani.
Da villaggio motoso, grigio e piovoso, infrattato tra la collina e la costa ad adorabile villaggetto zeppo di autoctoni allegri e sorridenti che convivono perfettamente con i turisti bianchi sudafricani che sconfinano per le vacanze invadendo strade e spiagge.
Incantevole.
Il panorama visto dalla casa della nostra famiglia adottiva rende l’idea, un verde acceso che avvolge le colline fino a piombare sulla spiaggia selvaggia, con una sabbia fine e chiara che ti accompagna in un’acqua cristallina da far concorrenza alle nostre belle isole italiane e che ci convince, che dico ci costringe, ci obbliga a restare incollati alla spiaggia dalle 10 di mattina alle 18 la sera.
Uno strazio 🙂
Tornando al villaggio, tra un bagno e l’altro decidiamo di buttarci a capofitto nel rumore del centro.
Affollato, siamo in pieno inizio-stagione e c’e un via vai incredibile, decidiamo di perderci per le straducole, il mercatino ma, sopratutto cerchiamo pesce!
Abbandonato il Sud Africa ed il famoso “braai” finalmente un paese conosciuto per i piatti di pesce.
Sembriamo due cani da tartufo e senza troppi sforzi il noatro olfatto viene soddisfatto e seguiamo una scia profumata che ci guida dritti in un posticino all’apparenza non eccezionale ma che regala delle gioie non da poco.
Vi diciamo solo che un pesce fresco alla griglia=3,50euro
Sazi, felici e soddisfatti capiamo che d’ora in poi la nostra “dieta” da ciclisti avra una bella virata per la soluzione “mare”.
La nostra famiglia adottiva ci accudisce come pulcini accogliendoci nel loro ampio gazebo.
Ci lasciamo coccolare e ci divertiamo come matti.
I nostri ciceroni d’eccellenza Gustav, Lize-Mari, Lara e le due colonne portanti Gustav (padre) e Betty (madre) ci fanno vivere a pieno Ponta Douro, vengono qua da anni e la conoscono bene, ci conducono attraverso le meraviglie di Ponta e noi ci lasciamo condurre con piacere.
La loro energia sud africana è instancabile, Gustav junior è implacabile e forse riesce a sfiancare Filippo! Ho detto “forse”..ci ha provato!
Liza Meri e Lara coccolano Claudia con la loro incredibile dolcezza, Betty e Gustav snr che dire, le due colonne, supervisionano tutto e con simpatia ci fanno sentire a nostro agio.
Parliamo e parliamo, di quelle chiacchiere belle, riflessive, condividiamo esperienze, culture insomma, un’altra conferma su questa cultura “bianca” sud africana che ci da il solito magone alla partenza.
Un altro grazie doveroso che non finiremo mai di gridare.
Siete anche voi un ricordo eccezionale, ci ricorderemo sempre della vostra preghiera pre-pasto come uno dei momenti piu lontani dal nostro modo di essere ma che ci ha fatto sentire e vibrare come se ci appartenesse nel profondo: grazie.
Si, lasciare Ponta ci costa tanta fatica ma dobbiamo ripartire ed infondo questo Mozambico ci attira così tanto che la voglia di pedalare non tarda a ripartire vigorosa.
Anche se la dobbiamo tenere a bada visto che per Maputo sono previsti 120 km di sabbia pura.
Pur ritenendoci un 4×4, due gambe e due ruote, é infattibile.
Ecco che comincia un altro tipo di avventura, trovare il passaggio.
Iniziamo in mattinata con 40 gradi all’ombra e due bici da spingere nella sabbia, cercando un passaggio verso la frontiera, si perche dobbiamo tornare indietro eda li cercare un altro passaggio per Maputo: piu difficile di una tappa da 200 km.
Ma ci mettiamo all’opera.
Tra un “hello” un “ola” un “please” un “porfa” passa mezz’ora e poi un angelo carica le bici sulla macchina e ci porta alla frontiera. (Nel frattempo raccatta anche una jeep che vuole essere trainata fino al carrozziere, e noi la trainiamo)
Eccoci alla frontiera, un po sudati, ammaccati, ma non piegati, ci mettiamo a fermare tutte le macchine, convinciamo i poliziotti di frontiera a dirci chi va a Maputo per aiutarci, cerchiamo di far cambiare itinerario a giovani vacanzieri ma niente, nessuno che vada verso Maputo.
Le ore passano, le probabilità diminuiscono e cediamo all’idea del taxi locale.
(Adesso dovrebbe partire un sottofondo musicale tipo catastrofe, sciagura, tempesta, tuoni tipo nuvola di Fantozzi)
Quello che avevamo scongiurato é stata la soluzione finale.
Ci dirigiamo dal “capo” dei taxi.
La scena é questa: otto camionette da otto passeggeri, mi correggo, da otto posti passeggero, si perche alla fine i passeggeri saranno 22, ammassate sotto un albero per prendere ombra.
Un uomo indica quale sarà il primo a partire e tutti si fiondano.
Salgono uno ad uno ed io e Filippo ci assicuriamo i posti davanti (con la scusa che Claudia ha il vomito e la febbre).
Ancora non sappiamo quanto costi, il prezzo ai contratta dopo!
Una volta che tutti sono sopra parte la contrattazione e scatta un urlio incredibile, bambini che urlano, piangono, donne che ridono, uomini comtrattano, una borsa due borse tre borse mezza borsa.
Tutti sono sopra e indicano la stuoia di borse lasciate fuori per cui deve essere deciso il prezzo, da seduti per non perdere il posto.
Esilarante, eccitante , puzzolente, divertente, incalzante..Africa!
Ma la cosa piu bella é il momento contrattazione “bici” prendiamo il capo per sfinimento e la vinciamo sul prezzo.
Pensate sia finita?
Assolutente no.
Si proprio cosi, quel leggero sospiretto di solievo che stavate per tirare tattenetelo, le valige e le bici vanno caricate. (Naturalmente da altri perche i proprietari sono appiccicati ai sedili che non vogliono perdere).
Potevamo lasciare le bici in mano a loro?
No
Ecco che Filippo si trasforma in: arrampicatore di macchine, facchino, montacarichi e se gli davano qualche minuto in più iniziava anche a far parcheggiare tutti i taxi con un senso logico improvvisando un servizio di valet parking ad hoc.
Ok
Ora quel sospiretto potete tirarlo..partiamo per Maputo.
Questa la situazione:
Dopo ore e ore di sballonzolio (termine scientifico), puzza, urla, canti, risa, vacche nella strada, formicolii vari, schiene rattrappite e chi piu ne ha piu ne metta ecco Maputo.
Appare maestosa e grandissima.
Abbiamo ancora un traghetto da prendere, scarichiamo salutando la combriccola e via sulla barca zeppa e trionfante che ci lascia nella attesa Maputo.
Siamo provatissimi ma come sempre certi che la stanchezza verra ampiamente ripagata.