5ª tappa: San Pedro de Atacama – Machuca 45 km, arriviamo a 4.000 m.s.l. con un cane!

Due giorni di stop dopo la fatica nel deserto ed ancora non del tutto in forze.

La risposta è l’altitudine, per quanto sia deserto, per quanto la temperatura a San Pedro sia molto piacevole la mattina, calda il pomeriggio e fresca la sera, anche quando sembra di essere acclimatati in realtà permane un senso di affanno, di spossatezza data dai 2.500 m di altezza.

Nei due giorni abbiamo girellato per San Pedro de Atacama.

Beh, se proprio dobbiamo essere onesti, una gran pubblicitá per una cittadina del tutto costruita su misura per i turisti. Circondata da tantissime attrazioni più o meno tutte nel raggio di 70 km come la Valle della Luna, i Geyser del Tatio, la Laguna Colorada ed altri ancora, questa è la sua fortuna e la sua disgrazia.

Il villaggio in se per se sarebbe molto bello, una bella piazza, strade sterrate con edifici bassi bianchi, ma non so perché c’è qualcosa di freddo che non ci coinvolge troppo. Ormai tutto gira intorno ai turisti che effettivamente sono tanti, ci sono svariati tipi di attività che occupano le giornate, escursioni di ogni tipo ma riguardano luoghi che noi abbiamo gia attraversato arrivando o che vedremo nelle prossime tappe.

Tanti ristoranti, tanti bar ma con prezzi alti, come tutto il cile e facce di residenti abbrutite dal turismo, come sempre.

Detto questo, nella nostra giornata di relax siamo andati ad esplorare la Valle della Luna, in bicicletta chiaramente, è davvero un posto spettacolare, con rocce dalle forme più disparate, grotte esplorabili con pila in cui si percorre il passaggio dell’acqua, punti panoramici sulle dune che fanno davvero dimenticare per un attimo di essere sulla Terra.

(I cileni sostengono che se venisse fuori che gli americani non sono mai atterrati sulla luna si scoprirebbe che le scene sono state girate in questa valle)

Ci siamo divertiti a girellare per le strade che spaziano da una parte all’altra della Valle offrendo scenari sempre diversi, ma forse le grotte con rocce formatesi da sale e sabbia compattate sono state le più affascinanti.

Il sale qui è ovunque cosi come formazioni rocciose di bicarbonato che donano colori incredibili al paesaggio.

Ci dispiace molto che dalle nostre foto renda molto meno l’effetto che dona la realtà.

Siamo ripartiti da San Pedro con molta voglia di pedalare, attrezzati con il solito cuscino, ormai diventato come la coperta di Linus, pronti per un’altra tappa per niente facile.

Obiettivo: Machuca, un villaggio nel niente più assoluto che si trova proprio sulla strada che va ai Geyser de El Tatio. Attrazione principale di Atacama.

45 km di distanza per 1.600 metri di dislivello con arrivo finale a 4.000 metri.

Follia.

Una meravigliosa follia che ci ha portato in mezzo a vallate variopinte, rocce e colline cosparse di vegetazione FINALMENTE! Non esagerando però, cespugli bassi, fiori violacei e ad un certo punto Cactus giganti, alti alcuni metri.

Ma, prima di parlare della tappa, la vera storia, dietro la tappa riguarda lei: Gringa.

Partiti la mattina da San Pedro è successo qualcosa che non ci aspettavamo.

Ovunque siamo mai andati abbiamo sempre trovato cani, ovunque, che hanno sempre provato a seguirci per qualche metro, per gioco, è sempre successo.

Così anche per la Gringa (nome dato da noi), bellissimo cane dal pelo nero lucido e gli occhi dolci, abbiamo pensato che si trattasse di un gioco di pochi minuti…beh il gioco della Gringa è durato 45 km.

Ci ha seguiti, ha viaggiato con noi sotto il sole cocente, con una zampa dolorante, con la fatica dei km rimanendoci sempre al fianco. Aveva addirittura l’accortezza, nel caso ci si allontanasse di aspettare nel mezzo, si sedeva e aspettava che l’ultimo recuperasse i metri di svantaggio.

Una volta sono rimasta molto indietro, la salita era estenuante, mi sono fermata ed ho appoggiato la testa sul manubrio per riposare, lei che era molto avanti, con Filippo, è tornata indietro mi ha dato un colpetto alla gamba come per incoraggiarmi e siamo ripartite insieme.

Oppure, su una discesa, dove chiaramente andavamo più veloci, è rimasta indietro e quando ci siamo fermati ad aspettarla ha guaito come per ringraziare o come dire: aspetattemi.

Non lo so, sarò troppo romantica ma anche Filippo è rimasto sconvolto dalla Gringa che dopo pochi chilometri, è diventata parte della carovana a tutti gli effetti.

Arrivati a Guatin, una via di mezzo, l’unica ombra possibile era sotto una capanna malridotta apparentemente disabitata, dove una signora abbastanza scorbutica con il cappello ci ha aperto il cancello fatto con una rete e detto di stare all’ombra ma di andare via veloci per la presenza del cane, aveva paura gli mangiasse le galline, la Gringa era talmente spompata che dopo una bella bevuta si è spanciata all’ombra e chi si è visto si è visto.

Arrivati a quel puto la Gringa poteva soltanto seguirci, troppo tardi per tornare indietro, troppo lontana. Perciò abbiamo iniziato a razionare l’acqua contando anche lei.

Salita, caldo, salita,caldo, ma abbiamo goduto di alcuni scorci voltandoci indietro che non scorderemo mai.

Siamo arrivati a Machuca, posto appena visibile sulla mappa ma l’unico presente nel raggio di 50 km da San Pedro.

Dopo 10 ore di salita pura con pendenze anche del 12% siamo arrivati su un vero scollino, il vento dell’altitudine pungente, il sole gia basso ed una bellissima discesa che ci ha introdotto in una vallata dai mille colori ed animali, in mezzo alle rocce una distesa verde con Lama in pascolo da un lato, ciuchi dall’altro, una laguna verde con centinaia di fenicotteri, capre e caprette come in una cartolina.

Sul fondo Machuca composta da una capanna in pietra dove vive la “pastora” (mai vista), una o due case in pietra e tetti di paglia con una chiesetta ( una delle tante “più antiche” del Cile).

Fin qui tutto magico, bellissimo, se solo gli abitanti di Machuca, ovvero tre famiglie, non fossero una più sgradevole dell’altra. Sì, mica si può sempre trovare la soluzione a noi più congeniale, questa volta per esempio, è andata male.

Appena arrivati chiediamo se c’è qualche camera da affittare, e ci “accoglie” Pedro.

“Certo” dice Pedro in maniera alquanto fredda quasi senza guardarci, un panzone con i pantaloni calati sul retro e la t-shirt rimasta alle sue misure da liceale. “Bene” diciamo noi, possiamo restare due notti?

“Certo”, dice lui, “ma senza il vostro cane”.

Gli abbiamo spiegato che ci ha seguito e che non era proprio nostra volontà avere un cane ma che non potevamo neanche disfarcene così, e lui molto carinamente ci ha detto: “perfetto allora non c’è posto per voi, il vostro cane porta solo problemi”.

Ora, né io né Filippo siamo due di quelli troppo invasati con la presenza di animali domestici in generale, ma non esageriamo! Oltretutto stiamo parlando di una eroina!

Siamo nel niente, sono le 19, tu panzone antipatico vivi in mezzo a Lama e Capre e mentre ci dici questo CHIARAMENTE SOLO PER TIRARE IL PREZZO DELL’eventuale pernottamento, ci parli con 3 cani molesti ed invadenti che già giocano con la Gringa alle nostre spalle.

Un uomo che si fa d’oro con i bus turistici che vanno al Tatio, vendendo spiedini di finta carne di Lama ed empadas di formaggio a prezzi altissimi con un muso di pietra ed un atteggiamento da signorotto del paese, non ci ha neanche risposto,si é voltato e se ne è tornato ai suoi lavori.

Secondo lui avremmo dovuto sbarazzarci del cane..tornando a San Pedro..in bicicletta!!!!!

Potete immaginare le nostre facce.

A quel punto io e Filippo con la Gringa sfiancata al nostro fianco ci siamo seduti ed abbiamo pensato in silenzio.

Poi mi si è accesa una lampadina e sono impazzita.

Credo che il signor Pedro abbia conosciuto la Claudia più ignorante di lui e vi dico solo che quando mi ha detto di fermare una macchina per farlo riportare a San Pedro l’ho fatto…per sua sfortuna erano i Carabinieri.

Ahahaahahaahahahaha

Gli hanno imposto di lasciare in pace il cane e di occuparsi di darci ospitalità. Con grande gioia la Gringa ha dormito in fondo ai nostri letti, in stanza con noi ed ha mangiato parte della nostra cena.

Dovreste vedere Don Pedro com’è diventato più disponibile ma comunque antipatico e fino alla fine ha creato ansie, come il tentativo di avere più soldi adducendo motivazioni stupide.

La mattina dopo, lasciata la Gringa in camera a riposare, alle 5 di mattina ci siamo imbacuccati e ci siamo messi in strada.

Intorno a noi solo la casetta di Pedro e tanti Lama in giro al pascolo, nel buio più buio ci siamo messi a fare l’autostop per raggiungere l’attrazione numero uno di Atacama, i Geyser de El Tatio, 10 km quadri di vapore ed acqua a 80/90 gradi, un vulcano inattivo ed innevato sullo sfondo ed una grossa vasca naturale dove poterci rilassare qualche minuto al caldo.

Eravamo gli unici a non avere una macchina e i cileni sono molto fiscali per cui dopo mezz’ora che camminavamo nella vallata un pick up è venuto a prenderci per dirci che non è permesso andare a piedi e quindi lui sarebbe stato il nostro mezzo, Samuel ci ha scorrazzato con musica cilena a tutta birra tra una parte e l’altra della valle e noi ci siamo goduti lo spettacolo con mucho gusto.

Abbiamo trovato un passaggio per tornare a Machuca e siamo andati a liberare la Gringa che ha potuto scorrazzare e mangiare gli avanzi dei famosi spiedini di finto lama, non vi dico le feste che ci ha fatto…non vi dico la pena nel doverla far riportare a San Pedro de Atacama dal malefico panzone per di più!

Ci abbiamo pensato e ripensato, ma Gringa non sarebbe stata in grado di seguirci, troppi km e troppo poco cibo. Inoltre, era troppo addomesticata e troppo buona per essere randagia, portarla ancora più lontana per poi magari doverla lasciare nella parte desertica al confine con la Bolivia, dove ci avrebbero fatto storie senza dubbio, la possibilitá di accampare in zone senza niente al freddo. Insomma, ci è sembrato giusto per lei riportarla a casa, ma credetemi a malincuore e con tanto, tanto, tantissimo dispiacere.

Non ci era mai capitato niente del genere ed il potere della Gringa di sostenerci è stato qualcosa di profondo.

Adesso siamo qui, nella stanza a Machuca, piove forte e dopo aver lottato per avere del cibo dalla cucina di Pedro, studiamo il percorso che ci attende domani, superando un passo a 4500 metri slm.

Ci sentivamo strani, ad ogni scalino il fiatone e quando ci siamo misurati i battiti abbiamo preso subito l’aspirina per fluidificare il sangue senza avere problemi nella tappa di domani.

Tanti chilometri ma forse molta discesa finalmente. La nostra direzione adesso è la Bolivia, in due o tre tappe dovremmo sconfinare e raggiungere il famoso Deserto del Salar di Uyuni.

Passeremo molti chilometri senza linea, probabilmente dovremmo accamparci nel niente una o due notti, perciò vi salutiamo pronti a scrivervi appena possibile sperando di vedere ancora altri paesaggi tanto affascinanti e mozzafiato.

Hasta pronto amigos.

Claudia e Filippo

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