Ecco il nostro gruppo di supporto tecnico!
Si perché pedalando nel niente, dopo soli 20 km di salite, con la pioggia incessante, Claudia fora la ruota posteriore.
Queste simpatiche facce ci hanno ospitato nel loro cortile al riparo dall’acqua ed in men che non si dica ci hanno procurato: panca, sedia, acqua ed hanno adagiato la bicicletta sopra un telo perché non si sporcasse con il fango.
Meravigliosi.
Vogliamo parlare poi del loro sostegno morale?
Filippo, ormai fino riparatore di camere d’aria, in men che non si dica cambia la camera d’aria ma nella concitazione del momento, sotto un acquazzone incessante ecco che si verifica l’inaspettata maledizione della “pulce secca”.
La sciagura dei ciclisti, si verifica di rado ma la raccomandazione durante le riparazioni viene spontanea ” occhio alla pulce secca” ..questa volta ha avuto la meglio e dopo pochi secondi, in cui Filippo gonfiava energicamente con la mini pompetta d’ufficio, ecco lo scoppio!!
Eh si, la camera d’aria é rimasta incastrata tra il cerchione ed il copertone creando, appunto, la sudetta pulce secca.
Il solito sorriso, una risata, qualche battuta e via smonta, rimonta e ripara.
Ci siamo!
All’attivo registriamo 2 forature per Filippo ed 1 per Claudia, 4 camere d’aria rattoppate, 0 camere d’aria nuove.
L’acqua sembra dare tregua per un pò e noi ripartiamo, non abbiamo una meta precisa in quanto Caia, la prima cittá, dista 235 km, quindi il nostro obiettivo é fare quanti più chilometri possibili.
Dopo altri 10 km la pioggia ricomincia, il cielo é grigio e compatto, i goccioloni fitti ed insistenti e noi, pedaliamo.
Intorno a noi il niente.
Stiamo accerchiando il Monte Gorongosa, che non si riesce a vedere perche circondato dalle nuvole,la vegetazione é fitta e rigogliosa, la pioggia ci mette a dura prova.
Sono giorni che viaggiamo sotto l’acqua, che ci infiliamo vestiti umidi e scarpe bagnate perché non fanno in tempo ad asciugare, che non facciamo una doccia vera e che facciamo molti piú chilometri di quanto vorremmo, per non rimanere accampati nella foresta.
Siamo a 500 metri di altezza, la temperatura si abbassa ed il freddo inizia a farsi sentire. Dobbiamo fermarci, ma dove?
É incredibile come il cielo cambi all’ improvviso, a volte vediamo nuvole nere lontane ed in men che non si dica il cielo diventa un unico blocco nero, in men che non si dica inizia una pioggia scrosciante con la quale non si vede a distanza di pochi metri.
Cerchiamo riparo invano fino a quando, tra la boscaglia, vediamo delle capanne da cui esce del fumo.
Non abbiamo soluzione, dobbiamo fermarci.
Ci accoglie Domingo, un simpatico custode, di non sappiamo bene cosa, che ci fa entrare e sistemare davanti al fuoco.
La decisione di restare da Domingo é immediata cosi come la sua risposta positiva.
Negli ultimi articoli avevamo parlato della riscoperta della doccia a secchiate all’aria aperta, vogliamo parlare della doccia sotto la pioggia?
Ci “docciamo” con la pioggia incessante, freddo, freddo e freddo.
Siamo infreddoliti e sporchi di fango.
Ci asciughiamo e ci rimettiamo al fuoco.
Domingo ci mostra dove sistemare la tenda, perfetto, sotto una capanna “aperta” ovvero con il tetto in paglia ma con le pareti in legno di circa un metro, probabilmente il loro salotto.
Abbiamo i nostri viveri ma Domingo ha carne di capretto, gli offriamo di pagarlo per una cena e lui cosa fa?
Un’altra scena surreale..
Appena smette la pioggia Domingo posiziona un tavolo in cortile, mette un pareo come tovaglia, due sedie e ci serve un ottimo capretto in umido con riso in bianco.
Inizia a far buio, il cielo ha dei colori bellissimi, le nuvole si allontanano e regalano un cielo con colori incredibili, intorno a noi solo il rumore della foresta e lo scricchiolio del fuoco di Domingo, bellissimo.
Siamo ai piedi del monte Gorongosa e quel famoso alone mistico che lo avvolge lo stiamo vivendo in pieno.
Ci godiamo la nostra avventura con lo stomaco pieno ed una sensazione di libertá e tranquillità che raramente si provano nella vita.