Una giornata lunga, lunghissima.
Ci svegliamo e scopriamo che i due gestori del Lodge non vogliono essere pagati, lasciamo il contributo per le pulizie e dopo una sostanziosa colazione ci incamminiamo. Grazie!
Grazie infinite.
Salutiamo i gestori, ancora due signori carini, gentili molto preoccupati per noi, di quelle preoccupazioni paterne a cui ci hanno abituato i sud africani.
Ci danno un consiglio utilissimo ovvero di controllare bene la data che metteranno sul visto.
Dalla data scritta avremo un mese esatto per uscire dal paese altrimenti la soluzione sarà: pagare fior fior di quattrini!
Spesso scrivono date poco chiare in modo da poter chiedere soldi, tradotto mazzette, staremo ben attenti che la data venga scritta chiara.
Siamo in ritardo, molto ritardo.
In effetti i bravi ciclisti dovrebbero partire alle 7 al massimo, sono le 9.30, stendiamo un velo pietoso e pedaliamo.
In torno a noi vediamo Game Reserve che pero appaiono più come grandi giardini in cui probabilmente hanno piazzato gli animali, alti recinti elettrici ci danno tranquillita.
La strada scorre piacevole, tra villaggi curati e simpatici personaggi che ci salutano e ci incoraggiano da sotto un albero, da dietro qualche rete, da lontane capanne, le grida dei bambini al nostro passaggio ed i balli improvvisati ci fanno scordare spesso la fatica e ci danno quello stimolo in più a pedalare che ogni tanto ci vuole.
Il vento in faccia aumenta, mancano ancora 25 km ed arriviamo ad uno strano cancello, proprio sulla strada principale.
Ci domandiamo perché ci sia il cancello di divieto alle biciclette..poi troviamo questo:
Funziona così, improvvisamente ci troviamo dentro un Game Reserve e non abbiamo scelta, 15 km con vento contro e 60 km sulle gambe.
Per la prima volta un brividino sulla schiena e quella sensazione di inferiorità rispetto alla potenza degli animali.
Sopratutto, non potremo mai fermarci per 15 km.
Ansia.
Pedaliamo guardinghi e muniti di spray anti attacco ( convinti di poterlo usare chissà magari contro un elefante , fa parte di quelle assurde sicurezze che a volte cerchiamo per auto calmarci).
Nessun avvistamento tranne un grosso babbuino che ci taglia la strada della grandezza più o meno di Filippo.
Arriviamo ad una specie di “confine” che segnala la fine del parco, dopo poche centinaia di metri ricominciano le capanne, ci domandiamo: gli animali non oltrepassano il cancello? Anzi, non oltrepassano la linea in terra?
Titubanti ma più tranquilli continuiamo a pedalare.
Il vento aumenta e la città da raggiungere sembra non arrivare più.
Un pó ti affaticamento? stanchezza?
Sta per fare buio e la smania di arrivare ci coglie pesantemente.
Arriviamo in una cittadina composta da una piazza, un benzinaio ed un hotel, gli abitanti vivono sparsi nel bush ( capanne sperse nelle sterpaglie).
Pranzo un po raccattato ma pur sempre dignitoso, manzo in umido e riso bianco o polenta..nessuna alternativa.
Ci godiamo il solito “sbroscione” (acqua color caffè) per andare a letto contenti come sempre e ci raccontiamo la bugia che domattina partiremo alle 7.30.
Riusciremo?
Buona notte da Mbwazana.