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L’aereo si avvicina a Venezia. Le biciclette sono impacchettate nella stiva. Noi due frastornati ed un po’ confusi sempre piú consapevoli che anche questa avventura è terminata.
L’anno passato, in Africa, a tutte le persone che ci chiedevano ‘Perché lo fate’?! rispondevamo in modo scanzonato ed anche un po’ ignaro: ‘perché no?!’
Dopo i 5.700 km pedalati in Africa e questi 6.500 km nel sud-est asiatico la risposta non puo’ che essere differente.
Sappiamo bene perché lo facciamo, sebbene la maggior parte di parenti ed amici ci appellino come pazzi, il motivo é molto piú razionale e ponderato, anzi, i motivi lo sono.
Abbiamo a nostro favore varie cose: spirito di adattamento al mille per mille, siamo sportivi, ci piace la fatica, ci piacciono le sfide ed abbiamo scelto lavori gestibili per poterci allontanare qualche periodo piu lungo del normale. Tutte cose a nostro favore é vero. Ma il motivo principale, quello scatenante é la curiosità.
Quella é la risposta. Tanta, tantissima, insaziabile curiosità che non ci fa mai accontentare. Ed ancora piú importante é il connubio tra ‘curiosità’ e ‘bicicletta’. Tra voglia di uscire dai giri consueti e lento pedalare in quello che noi chiamiamo il tutto.
La bicicletta ci da la possibilità di vedere, sentire, annusare e sopratutto provare situazioni, momenti ed emozioni alle quali ormai non riusciamo a rinunciare.
Questo viaggio é partito molto in sordina. Venivamo dall’esperienza africana, dal continente nero, dal continente che spaventa scavando in paure recondite e stereotipi insiti nella nostra cultura per cui trovarsi in Asia é stato inizialmente un ribaltamento di molte aspettative.
Avventura? Si, per alcuni aspetti lo é stata. Ma ci siamo accorti subito che quel brivido, quella sensazione di instabilità e quel friccicore al cuore che ti da il continente nero..beh quello..é inarrivabile.
Ci siamo subito chiesti se sarebbe stato emozionante non avendo quella sensazione di ‘pericolo’ e ci siamo risposti dopo poche tappe, addentrandosi nel Vietnam, quando abbiamo capito che il sud est asiatico ci avrebbe regalato un’esperienza complessa e profonda. Ogni aspettativa a quel punto ha iniziato ad essere soddisfatta.
Se avessimo cercato ‘il brivido’ saremmo rimasti delusi ed invece abbiamo scoperto che oltre al brivido c’è molto, moltissimo altro ed abbiamo coltivato la necessità di buttarsi in “quell’altro” senza remore.
Abbiamo intrapreso un viaggio che è andato oltre al vedere paesaggi e provare cibi. Abbiamo dovuto capire ed esaminare ogni tipo di aspetto dei luoghi e delle persone da noi incontrati.
Il Vietnam ci ha rapito. Ci ha stregato con le sue controversie storiche, con i suoi usi, i suoi cibi, i suoi rumorosi mercati, le sue tradizioni miste a modernità che sembrano scontrarsi con risultati goffi e buffi, con le sue risaie, con i suoi templi e con quei sorrisi simpatici, scanzonati e quella gentilezza incredibile che rende tutto più facile.
Di tutti gli stati attraversati, il Vietnam ha senz’altro racchiuso l’idea ed il misticismo che ci aspettavamo da questo viaggio.
Il Laos ci ha messo alla prova, con salite, montagne, freddo, una totale incapacità di comunicare (da parte nostra) e l’assenza totale di cibo. È stata la parte più dura del viaggio, più affascinante dal punto di vista sportivo ed agonistico ma più dura dal punto di vista fisico.
La Cambogia ci ha deluso, ci ha regalato un’entrata trionfale, in tenda nel giardino di una famiglia eccezionale, ma ci ha deluso. Non sappiamo bene perché ma apparte qualche sprazzo di sincero e piacevole coinvolgimento in situazioni e dinamiche strane, non ci ha rapito. Le persone, i luoghi, i paesaggi ed il feeling ci ha fatto tirar dritto alla Thailandia che, invece, ha molto da dire.
All’inizio pensavamo di fare tutte le isole possibili ma quando abbiamo capito che la terra ferma poteva darci molto di più non abbiamo esitato a cambiare inostri programmi. Le piantagioni, i mercati notturni e la spensieratezza della gente sono stati magici. Abbiamo goduto delle spiagge quanto del sali scendi tra le piantagioni ed abbiamo immaginato come fosse vent’anni fa ma purtroppo realizzato di come la trasformeranno in pochi anni. Ci siamo informati, interessati e insieme con la Malesya ci siamo dedicati al documentarci e capire come mai questi luoghi tanto amati e tanto magici siano destinati ad un veloce brulicare di economie distruttive.
La Malesya era il punto cruciale, il luogo dove la maggior parte degli abitanti é ‘musulmana’…ci dicevano: state attenti…é un momentaccio…é pericoloso..
Così, mentre alle news passavano immagini e notizie di tragedie e innumerevoli politici e ‘opinionisti’ scatenavano le folle con stereotipi e frasi da baraccone…noi abbiamo conosciuto realtà che forse tutti dovrebbero conoscere.
Abbiamo visto chiese accanto templi, moschee accanto a pinnacoli indù e non abbiamo mai, mai e poi mai percepito situazioni di disagio. Tutti convivono e accettano, accolgono e chissà forse ‘se ne fregano’ di quello che credono o fanno i vicini e pensano per loro, senza troppe imposizioni. È stato uno degli insegnamenti più importanti che potesse darci questo viaggio.
Abbiamo terminato a Singapore, bella, scenografica, stratosferica, elegante, pulita e luccicante..ma senza un cuore..senza una sua anima..pensare che l’anno scorso siamo arrivati in una nuvole di polvere sabbiosa con una trentina di persone festanti ed un panettone per festeggiare con gli abbracci della famiglia…beh insomma diciamo che la freddezza del luogo e delle persone è sconvolgente. Ci riserviamo gli abbracci per l’uscita dall’aeroporto in Italia.
E così abbiamo pedalato, pedalato e pedalato. Abbiamo appreso, imparato, osservato, incamerato, criticato, apprezzato o disprezzato una miriade di cose, luoghi, situazioni e culture che, anche se in maniera diversa, il friccicore in fondo al cuore lo sentiamo forte e profondo.
Siamo qui, di nuovo noi, di nuovo con quel sorriso in faccia e quella sensazione per cui sogno e realtá prendono una forma strana, diventano un tutt’uno.
Come se in fondo stessimo continuando a pedalare o come se pedalare fosse la quotidianità delle nostre vite. Bei momenti, bei pensieri, difficoltà, incomprensioni subito comprese, stanchezza, felicità tutto fa parte di questa esperienza meravigliosa che ci hanno regalato questi due viaggi, tutto fa parte di questa esperienza meravigliosa che è il nostro stare insieme e pedalare.
Ma, visto che se mi dilungo divento smelenza e potrei anche farci un lacrimino.
Arriviamo al dunque.
Grazie.
Grazie alle nostre famiglie che ci sopportano, con le nostre follie e che pur dandoci dei grulli ci sostengono sempre e comunque.
Ai nostri amici che ci fanno sempre sentire la loro presenza pur tanto lontani.
A voi pochi o tanti che ci leggete e che incitandoci a scrivere avete fatto parte dell’a ventura.
Agli sponsor che ci hanno aiutato e sostenuto prima e durante il viaggio.
A Sasha che inaspettatamente è capitato nel nostro percorso, e continuerà ad esserci, e che ci ha fatto sentire a casa nel momento giusto e nel modo giusto.
A Simone Calos che ci ha accompagnato, per non dire sopportato, con cui abbiamo condiviso fantastici momenti, che ci ha fatto divertire con la sua ironia confermando un’amicizia sincera e spassionata.
A tutti quei sorrisi lungo la strada, a tutti quelli che ci hanno ospitato, offerto, aiutato o semplicemente hanno condiviso con noi momenti che faranno per sempre parte dei nostri ricordi.
Alle fidate biciclette ‘Sasha e Moona’.
Ai venti, le piogge, le mosche e le zanzare.
Ai topi alle blatte e perché no scimmie e scorpioni nascosti negli asciugamani.
E poi..il piú importante grazie a Te.
Tante cose.

Non state pensando che ci fermeremo qui..vero!?
😜

Tra poche ore esclameremo “casa dolce casa” che gia da questo seggiolino, dopo quattro mesi..suona proprio bene!
Chiunque abbia lasagne, crostate, pizza, pecorini, salumi, prosciutti e pecorini che avanzano noi sappiamo come dar fondo alle vostre credenze.

Quindi sapete come concludiamo!?

BUON APPETITO GENTEEEEEEE ✌🏻️

Claudia e Filippo

2 pensieri su “..

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